Mare, mare, mare, ma che voglia di arrivare lì da te, da te…

Con questa canzone, Luca Carboni ci accompagnava nelle calde serate dell’estate del 1992, quando trionfava a mani basse in quell’edizione del Festivalbar. Tempi lontani, ahimè.

Ecco, pensate di iniziare a leggere queste poche e goliardiche righe con Mare Mare in sottofondo, magari sdraiati sul lettino sotto l’ombrellone, una birra fresca nel bicchiere e la Settimana Enigmistica appoggiata sul tavolino.

Mare mare mare è sempre stato anche il leitmotiv delle mie vacanze estive, specialmente da quando ho avuto modo di conoscere, frequentare e accompagnarmi nella vita con la (santa) donna che poi ho sposato.

Non posso certo vantarmi di aver visto tutti i mari più belli di cui la natura ci ha fatto dono (magari!), ma allo stesso tempo non posso nemmeno lamentarmi delle acque in cui ho avuto la fortuna di rinfrescarmi negli ultimi anni – e molti di questi sono patrimonio della nostra cara Italia. Insomma, per un motivo o per l’altro, per me la vacanza d’estate ha sempre assunto il solo e unico connotato della vacanza al mare.

Valigia carica, anche più del necessario, come sempre; biglietto aereo, occhiali da sole e cappellino contro le scottature della pelata a portata di mano. Ma soprattutto, tanta tanta voglia di staccare la spina e di trascorrere un breve periodo di assoluto riposo, nel quale il pensiero più impegnativo della giornata fosse la scelta della spiaggia del giorno.

Relax, brezza fresca, un bagno tonificante e cibo buono – quello non deve mancare mai! Mi sono sempre bastati questi pochi ingredienti per scacciare lo stress quotidiano e l’afa terrificante della Pianura Padana.
Parola d’ordine: rallentare, abbandonare i ritmi frenetici della vita di tutti i giorni, entrare in una dimensione nuova fatta di pisolini, birrette e tuffi in acque cristalline.

Bene. Tutto molto bello, tutto molto vero. Ma quest’anno qualcosa è cambiato. Sì, perché ormai da un po’ di tempo, a dire il vero, mi ronzava in testa il pensiero di voler provare qualcosa di diverso: la vacanza in montagna. Come spinto dal desiderio del possesso, che ti porta a volere un qualcosa in maniera viscerale, a un certo punto dell’anno guardo in faccia mia moglie (la santa) e le chiedo: “ma perché non andiamo in montagna quest’estate??”. Onestamente non mi aspetto un feedback positivo, amante com’è anche lei del sole, del mare, dell’abbronzatura.

E invece? Invece in tutta risposta ottengo un “sì dai, proviamo!” che con ogni probabilità si ripresenterà nel salotto di casa non prima della prossima eclissi totale di Sole visibile dall’Italia (per la cronaca, fonti ben informate parlano del 3 settembre 2081… chi ci sarà, vedrà).

Ok, l’inaspettato si sta per concretizzare! Ripresi dallo shock (reciproco) e armati di notebook, iniziamo a cercare una possibile meta. L’idea di trascorrere qualche giorno al fresco, mentre in pianura di sicuro si starà boccheggiando, di vedere paesaggi meravigliosi e liberare la mente da ogni pensiero, è il pieno di carburante per la nostra ricerca.

Dopo qualche giorno passato a cercare e chiedere informazioni, ci siamo: San Candido, Val Pusteria. Trovare un alloggio non è facile, la meta è parecchio ambita, ma alla fine ce la facciamo. Prenotiamo in un agriturismo fuori paese, tanto spartano quanto verace, sul cucuzzolo della montagna.

I dubbi, prima della partenza, sono tanti.
Innanzitutto, è la prima vera esperienza in montagna: l’attrezzatura è quella del montanaro della domenica, ovvero pressoché inesistente. Per fortuna esiste una catena di negozi che salva capre e cavoli. Dai, del tutto sprovveduti non lo siamo! Di sicuro non andremo ad arrampicare, di sicuro non faremo sentieri impervi: ce la faremo! 😉

Altro pensiero che ci pervade riguarda Burro, il nostro maltese di due anni. Sì, perché lui viene con noi. Ormai è un elemento della famiglia a tutti gli effetti e, nel nostro immaginario, pensiamo che un po’ di montagna possa far bene anche a lui! Mai scelta fu più azzeccata. Vederlo camminare felice, o guardarlo tranquillo nello zaino nei punti un po’ più complicati, o ancora lamentarsi del mezzo di trasporto su cui viaggia mentre percorriamo la ciclabile San Candido – Lienz, non ha prezzo!

La nostra settimana in montagna trascorre felice, veloce ma felice. Tutti i dubbi sorti prima della partenza vengono spazzati via da un paesaggio meraviglioso, da luoghi che sembrano uscire da un dipinto, da un clima fresco che ricarica energie mentali e fisiche, da una natura rigogliosa che ancora domina sulla presenza dell’uomo e, last but not least, da un cibo spettacolare!

La montagna per me ha significato rigenerarmi, ricaricare le pile, stare a contatto con la natura, avvicinarmi allo stretto necessario, dimenticando per un po’ il superfluo. Ha significato riscoprire attività semplici, come una camminata nel bosco, ma in grado di soddisfare appieno quella ricerca di benessere che ognuno di noi dovrebbe trovare in una vacanza.

Sono abbastanza sicuro, siamo abbastanza sicuri (io e la santa), che si tratti di un’esperienza da ripetere. Rivivere quelle emozioni, quelle sensazioni, quei wow di fronte alla semplice bellezza della natura, quella pace dei sensi e quella tranquillità… ecco, il solo pensiero di tutto questo mi rende già più sereno e mi fa stare bene. Perché alla fine di questo si tratta, fare ciò che ci fa stare bene, e farlo il più possibile.

L’anno prossimo sarà una bella lotta, ne sono certo. Mare o montagna? Chi vivrà, vedrà 😉