L’empatia ai tempi del covid-19
“Chi può, lavori da casa”: quando è stata diramata questa indicazione, qui a copiaincolla eravamo già pronti, tanto da essere fin da subito quasi del tutto operativi in modalità smart.
Tra tutti i team presenti in agenzia, noi del reparto commerciale siamo sempre stati i più “agili”: più frequentemente di altri in trasferta, dipendenti soltanto da una buona connessione internet che ci consenta di accedere ad un crm in cloud e mandare mail, era già capitato che sperimentassimo il lavoro da casa.
Familiarizzare con le infrastrutture e abituarci ai nuovi spazi non è stato difficile, abbiamo sofferto meno di altri colleghi l’adattamento alle nuove modalità e i nostri tempi di lavoro non sono stati condizionati. I nostri strumenti sono rimasti gli stessi, quello che abbiamo dovuto ripensare è l’approccio a quella che è l’attività principale di un reparto commerciale: la vendita.
Vendere non è mai facile, farlo al tempo di un’emergenza sanitaria mondiale lo è ancora meno.
Fin da quando sono entrata a far parte del team copiaincolla ormai tre anni fa, ho sempre apprezzato l’impronta commerciale della nostra agenzia: un approccio consulenziale dove prima ancora di rispondere alle domande ne facciamo noi – e tante! – per conoscere meglio il nostro interlocutore, un approccio che non teme di usare toni sopra le righe per raccontarci, ma soprattutto un approccio empatico. Le aziende sono sempre state fatte di persone, per noi.
Ed è proprio perché non riusciamo a fare a meno dell’empatia che una delle prime cose che abbiamo fatto, una volta catapultate con il resto d’Italia in quest’incubo, è stato accendere le webcam e chiederci – seduti virtualmente allo stesso tavolo – come poter continuare a fare il nostro lavoro in una situazione come questa.
Fin da subito siamo stati ben consapevoli che avremmo dovuto mordere il freno e mettere in stand-by progetti commerciali che ogni anno portiamo avanti in questo periodo (dalle nostre campagne gadget, passando per fiere di settore ed eventi formativi), così come hanno dovuto fare tutte quelle realtà non direttamente coinvolte nei servizi ritenuti essenziali.
Ma cosa farne delle mail che quotidianamente inviamo per mantenere i contatti con i nostri prospect e clienti? Dobbiamo continuare a portare avanti questo tipo di attività? Abbiamo una responsabilità. Sì, ma cosa scriviamo? Non possiamo fare finta che sia un momento come un altro. Approfittare di una situazione come questa per lanciarci in messaggi aggressivi è lontano mille miglia da quello che siamo.
Il nostro team commerciale è composto da quattro persone, quattro caratteri e visioni diverse, ma ci siamo trovati immediatamente d’accordo sul fatto che fosse necessario procedere con decisione rimanendo coerenti con la nostra identità.
Ci siamo confrontati ed è emersa la voglia comune non solo di continuare con il nostro lavoro, ma ancora di più la voglia di comunicare con chi stava e sta vivendo la nostra stessa situazione: ci siamo immaginati di essere in tanti seduti al tavolo di casa, lo sguardo sul pc e le orecchie al telegiornale, preoccupati sì da un futuro un po’ incerto (quando torneremo alla normalità, se torneremo alla normalità, cos’è la normalità), ma comunque pronti a cogliere occasioni e spunti.
Abbiamo finalmente tempo. Il tempo che spesso ci era scivolato via tra un appuntamento e l’altro delle nostre fittissime agende adesso ci viene restituito e sta a noi farlo fruttare: è il momento giusto per valutare cambi di rotta, riprendere in mano progetti che giacevano impolverati sotto routine serrate e ben collaudate. È il momento giusto per ripensare le cose da un altro punto di vista e mettere alla prova la propria creatività.
È il momento della comunicazione che racconti il ruolo sociale delle nostre aziende, una comunicazione che racconti la nostra vicinanza ai consumatori e ai clienti anche nei periodi difficili. Una comunicazione che non sia un appannaggio esclusivo delle grandi marche che possono permettersi un passaggio in televisione prima del telegiornale o una pagina di un quotidiano nazionale, ma anche quella di tutte le PMI che lottano con tutte le loro forze e che devono sfruttare ogni canale possibile.
Ed è anche il momento di tendere una mano, fare rete tra imprese vicine e lontane, sostenersi a vicenda per ripartire insieme un passo dopo l’altro.
Queste le riflessioni che ci siamo scambiati tra una videocall ed un messaggio su Whatsapp, questi i messaggi che volevamo veicolare.
Ne è nata spontaneamente una campagna: prima un post su Facebook, poi un approfondimento appassionato – c’è amore per il nostro lavoro, c’è rabbia per la condizione di impotenza che ciascuno di noi ha sperimentato sulla propria pelle in questo periodo, c’è orgoglio per quello che si costruisce quotidianamente e c’è voglia di continuare a farlo – sul nostro sito, poi una DEM.
Vendere non è mai facile, farlo al tempo di un’emergenza sanitaria mondiale lo è ancora meno, ma l’empatia può ancora fare la differenza.