*** ATTENZIONE! Questo articolo contiene SPOILER  ***

Puoi decidere se proseguire nella lettura seguendo le seguenti indicazioni.
Se sei un collega di qualche agenzia o un candidato che vorrebbe esserlo, questo articolo potrebbe svelarti colpi di scena sul mondo della pubblicità che potresti voler vivere in prima persona. Se sei un addetto di un ufficio marketing o un candidato che vorrebbe esserlo, potresti cadere in crisi di identità con la possibilità di iniziare a desiderare un lavoro in agenzia. Se sei un lettore curioso non appartenente alle precedenti categorie, ti suggerisco di leggere questa intro prima di proseguire.

Si parla molto e ci si interroga continuamente sui frequenti casi in cui il cliente non è soddisfatto della propria agenzia mentre, a mio parere, non si parla abbastanza del caso opposto. Di quando l’agenzia non è soddisfatta del lavoro o del rapporto con il proprio cliente.
Suona presuntuoso? Non dovrebbe, o almeno se ci concediamo in questa sede di evitare il luogo comune per cui chi paga ha sempre ragione. Perché qui, secondo la mia esperienza, una ragione è sempre difficile da trovare.

Colpo di scena

Infatti, *colpo di scena*, Marketing e Comunicazione non sono scienze perfette e esatte e, tantomeno, Marketing e Comunicazione non sono neanche perfettamente un’arte. Forse, più verosimilmente, potrebbero essere un soft mix tra entrambe e questo è il motivo per cui la ragione è così difficile da trovare.

In tutte le agenzie del mondo, dai tempi dei tempi, si sbuffa perché il cliente sceglie sempre la proposta più brutta. Sì, lo avrai fatto anche tu che stai leggendo e sì, con molta probabilità, caro cliente, avrai spesso scelto la proposta peggiore. È una frase che potremmo mettere a tutto diritto tra i più famosi luoghi comuni vicino a chi paga ha sempre ragione e ai carboidrati alla base della dieta mediterranea che è l’unica che non fa ingrassare.

Dove sta allora *la ragione* tra l’agenzia che fa proposte assurde e il cliente che sceglie sempre le stesse? Se volessimo usare un altro luogo comune potremmo dire che la ragione sta nel mezzo, ma non è così. Nel mezzo c’è solo un lavoro fatto a metà.

I fatti sono questi:

  • Il Marketing chiama l’agenzia perché vuole raggiungere determinati obiettivi  o risolvere determinate problematiche;
  • L’agenzia elabora idee di soluzione per gli scenari proposti.

Piano perfetto, cosa potrebbe mai andare storto? 🙂

Ad esempio che marketing e comunicazione, non essendo scienze esatte, non hanno strumenti per determinare senza possibilità di errore quale idea funzionerà e quale no (se state pensando che dati e analisi di mercato conforteranno inequivocabilmente le vostre scelte, mi dispiace deludervi. Non mi credete? Chiedete a Gabriele)

Se però il cliente ha sempre ragione, allora cosa vi ha chiamati a fare? E se l’agenzia è davvero convinta dell’idea, perché allora non accetta di essere pagata solo sui risultati? Adorabili luoghi comuni, in difesa di una o dell’altra parte!

La vera verità è che nessuno conosce la risposta esatta.

Né una parte, né l’altra. Questo è il punto e anche la soluzione. Accettiamolo. Se accettiamo di non sapere potremo entrambi, cliente e agenzia, prenderci consapevolmente il rischio intrinseco che hanno tutti i tipi di progetto a cavallo tra scienza e arte. Non accettare quel rischio significa inesorabilmente cercare una ragione che non esiste e, spesso, autoconvincersi che la propria soluzione è la migliore tra quelle proposte.

Se è vero che non si conosce la soluzione, dalla nostra abbiamo però la professionalità di entrambe le parti. L’agenzia ha dalla sua una moltitudine di casi differenti seguiti da cui trarre soluzioni, visioni e intuizioni, oltre al dono della creatività per avvicinarsi l’interlocutore. Il cliente ha dati, informazioni storiche e attuali da fornire per esaminare il caso oltre alle risorse per realizzare il progetto.
Scambiate i ruoli oppure invadete le competenze dell’altra parte, in un senso o nell’altro, e state certi che non otterrete un buon risultato. Non finirà il mondo, ma il vostro progetto non andrà nella direzione che desideravate.

Attenzione però, ciò non significa non poter discutere con tutto il gruppo di lavoro di variazioni o modifiche al progetto, o di non poter sollevare obiezioni. Significa invece affrontare con estrema attenzione ogni feedback proveniente dal gruppo, considerando prezioso l’approfondimento che si rende necessario in queste situazioni.

Prezioso… non tedioso.

La soddisfazione di solo una delle parti difficilmente creerà un progetto efficace, memorabile e duraturo: un’agenzia insoddisfatta non è un buon segno per il vostro progetto. Non sottovalutate mai i feedback che vi sta dando, d’altronde li avete scelti voi appositamente (spesso dopo una lunga selezione) per portarvi a un obiettivo o risolvervi una problematica. Se non vi piace la soluzione che hanno proposto, forse in realtà potrebbero essere stati furbi a trovarla in un punto debole su cui occorre lavorare. Certo, magari sarà dura accettarla, ma potrebbe essere quella vincente.

Se invece vi è capitato molte volte di pensare che le soluzioni proposte non fossero giuste, cliccate qui.

Ciao

SF.