La scorsa settimana ero in autostrada, stavo guidando e pensavo a quanto io sia abile nell’orientarmi: che sia verso il mare o verso la montagna, mi riesce davvero facile trovare la via giusta, anche se non so bene dove siano il Nord, il Sud, l’Est, l’Ovest e gli 883.

Generalmente la prima cosa che faccio è capire se il punto di arrivo si trova davanti o dietro di me, alla mia destra o alla mia sinistra, poi guido con questa consapevolezza finché non raggiungo la meta.

Chiaramente questo è valido se mi trovo nei pressi di quel luogo.
Chiaramente questo non è valido se mi trovo a 200km da quel luogo.

Infatti, se sono appena partita da casa sblocco il cellulare, imposto Maps, collego Spotify e mi godo il viaggio, al contrario di Veronica che invece aspetta solo la meta. 

Se invece, appunto, mi devo muovere nei pressi di un luogo il mio segreto non segreto sta nell’individuare dei punti di riferimento, che sia il paninaro del paese, un negozio alquanto losco o un monumento piuttosto strambo: sceglie la mia memoria. Poi mi oriento rispetto a quello.

A volte però erro. Errare sia nel senso di andare in giro a caso, sia nel senso di sbagliare proprio.

Infatti devo confessare che questa mia abilità qualche volta mi ha tradito. Quando avevo 6 anni mi sono persa a Gardaland. A 21 ho smarrito la mia macchina a Bergamo Bassa (ritrovandola con uno specchietto distrutto da un camion che consegnava un Ferrari nella casa di fronte, ma questa è un’altra storia). A 24 anni, quest’estate, con l’intenzione di scendere dalla montagna verso il lago, mi sono persa nel bosco insieme ad un’amica per poi ritrovare la via verso il blu grazie ad un signore sconosciuto e ad una pietra che diceva “KKK – spiaggia nudisti” (ma anche questa è un’altra storia).

Comunque sia il fatto di orientarsi, di spostarsi, di saper individuare dei punti di riferimento mi ha ricordato quello che faccio ogni giorno: le strategie di comunicazione.

Solitamente mentre lavoro nella mia mente si crea una mappa ben definita, che se dovessi disegnarla avrebbe la forma di una Spinacina. Sopra questa mappa nascono i punti di riferimento principali: il brand con i suoi valori, i suoi prodotti, i suoi servizi. In un angolo ci sono gli altri player di mercato con la loro comunicazione e i loro prodotti. Poi entrano in gioco il target e il tone of voice. Tutto questo porta ad una soluzione unica, creativa e strategica per il brand.

Quindi mentre collego i pezzi, mi oriento tra queste informazioni selezionandole, approfondendole e girandole, esattamente come una Spinacina sul fuoco. E cerco di costruire una nuova strada che porti ad un posto unico al mondo, che è il regno del brand.

Come capisco quando sono giunta al punto di arrivo? Voi direte quando ho raggiunto la mia meta, cioè gli obiettivi.

E invece no! Quando la Spinacina è cotta.

Scherzavo.

Quando so di essere andata ben oltre gli obiettivi che ci eravamo predisposti.

Perché?

Perché noi di copiaincolla lavoriamo così: individuiamo la meta, studiamo i punti di riferimento e costruiamo strade verso posti unici, senza perderci mai.