Perché le patate?

Eh no, se partite da questa domanda mi tocca fare il brontolone come al solito e rimettervi in riga. La curiosità che più vi deve stimolare nel titolo è conoscere/ricordare la storia di alcuni vocaboli del marketing e come l’attualità ne ha deformato e trasformato il significato.

Le patate però c’entrano! Questo articolo è dedicato a Veronica, laureanda in economia, marketing e management dei mercati internazionali presso l’Università di Parma, con la quale spesso, per fare esempi di tecniche di marketing e comunicazione, usiamo le patate.

Il vocabolario del Marketing è molto vasto, se ne trovano sui libri molti e in rete molti altri (preferite, se potete, il libro per studiare o ripassare al meglio). Come ogni parola, molti di questi termini hanno un significato e un’origine ben precisa, eppure talvolta la consuetudine di lavoro, talvolta la superficialità, portano mutarne il senso o a usarli impropriamente. Qui a seguire alcuni esempi, non tutti, ma forse i più interessanti e utili.

Marketing e Comunicazione

Partiamo dalle basi e partiamo con le nostre patate. Non uso a caso una coltura, un po’ per il doppio significato della parola, un po’ perché la coltivazione è certamente una delle prime forme di produzione di prodotto per il genere umano. All’inizio per sostentamento, poi per lo scambio o la vendita.

Le patate vengono prodotte in un campo, raccolte in quello stesso campo, consumate per il proprio sostentamento nella casa vicina a quel campo. Se ne avanzano, qualcuno interessato può recarsi nella casa vicina al campo e le può acquistare. Ecco la Vendita. Una primordiale “attività di Sales” come la definiremmo oggi.

Se di patate poi ne avanzano ancora e nessun altro viene ad acquistarne, che si fa? O le si butta o si cerca di venderle altrove. Si va al mercato. In inglese si va “to market”. Ecco il marketing. Cioè, come diremmo oggi, una nuova via per vendere il nostro prodotto.

Passata qualche settimana, altri coltivatori copiano l’idea di andare “to market” e ci ritroviamo tanti venditori di patate al mercato. Uno di questi ha l’idea di dire a tutti che le sue patate sono più buone delle altre e che lui è stato il primo a coltivare patate in quella zona. Ed ecco la comunicazione.

Vendita. Marketing. Comunicazione.
Su questi termini, spesso usati indistintamente uno al posto dell’altro, si genera il caos che porta a stabilire male incarichi e obiettivi.

Poi venne Internet.

E-Commerce

Electronic Commerce o Commercio Elettronico. Come sopra, ma tramite dispositivi informatici collegati tra loro che non richiedono più che il venditore o il compratore viaggino per spostarsi uno dall’altro. Oggi identifichiamo comunemente l’e-commerce come un sito dotato di funzionalità software atte alla vendita di prodotti, tuttavia se ci pensate un attimo, non per forza serve inserire prodotti in un carrello elettronico, a volte può bastare una email per fare un ordine. Integrare funzionalità software atte la vendita è semplicemente una comodità aggiuntiva per compratore e venditore, mentre la vera essenza della transazione tramite E-commerce è pensare di realizzare una vendita o un acquisto di patate senza necessità di viaggi o spostamenti.

Open source

Software o parti di software in cui viene reso disponibile a chiunque interessato il codice sorgente con cui è stato realizzato. La finalità è fare in modo che chiunque possa contribuire al miglioramento dello stesso: ho cucinato le mie patate e ti scrivo e insegno la ricetta in modo che tu possa utilizzarla e migliorarla (se le patate vi fanno ridere, pensate che solo poco tempo fa è stato fatto anche per la birra). Oggi nel marketing è un termine molto di moda usato come richiesta tecnologica di garanzia per assistenza e manutenzione, tuttavia l’origine è ben diversa. Rilascereste davvero a tutti la vostra ricetta super segreta del nuovo prodotto di punta della vostra azienda?

Poi venne Google, poi, non subito.

SEO

Campo –> Mercato –> Internet. Figo ma… problema:
Come diavolo fanno i compratori a sapere gli indirizzi internet delle aziende che vendono patate?

Nacquero le Directory, il corrispettivo web delle Pagine Gialle cartacee, anch’esse organizzate per categorie merceologiche.

Per esempio:

  • Vendita –> Ortaggi –> Tuberi –> Patate
  • Coltivazione –> Tuberi –> Patate
  • Mondo –> Europa –> Italia –> Veneto –> Ortaggi –> Tuberi –> Vendita –> Patate –> Patate per gnocchi

Insomma un gran casino di categorie difficilissime da sfogliare in cui non si trovava mai davvero quello che si cercava. E intanto, con il passare del tempo, altre aziende ancora creavano il loro sito di vendita di patate.
Migliaia e migliaia di siti di vendita di patate.

Nacquero i motori di ricerca.

Un nuovo sistema per trovare nello sterminato web quello che ci cercava. Nacque Google. All’epoca però i motori di ricerca non sempre riuscivano a comprendere bene che tipo di patate vendeva quel determinato sito. Nacque così la Search Engine Optimization, cioè l’attività per aiutare e ottimizzare la comprensione dei siti da parte dei motori di ricerca.

Poi tutti ottimizzarono i siti. I motori di ricerca migliorarono e i migliaia di siti di vendita di patate iniziarono a competere tra loro per essere i primi dell’elenco. Oggi l’attività SEO viene comunemente confusa con l’idea (e spesso la necessità marketing) di essere i primi dell’elenco.

Poi venne il caos.

Semplice.

Così tanti modi di vendere le patate, che oggi di quel campo coltivato si parla sempre meno, mentre si parla sempre di più di selenio, dieta, forme, ricette e consigli per usare le patate. Sui giornali, su internet, sui social, sulla TV, in metro, ovunque. Talmente tante proposte che generano un frastuono enorme per i compratori.
E allora si cercano messaggi semplici, capaci di zittire quel frastuono, difficilissimi da creare ma facilissimi da richiedere.

Ricordate sempre che, come diceva uno che non vendeva patate ma “mele”, La semplicità è la maggior sofisticazione possibile.

Ciao

SF.

Se vi è venuta voglia di patate, prima qui e poi qui.