Quella volta che ho deciso cosa volevo fare nella vita
Ai miei tempi, se chiedevi a una bambina cosa voleva fare da grande, lei rispondeva: la ballerina, la dottoressa o la veterinaria.
Io no.
Non sono mai stata una che pensava in grande, casomai il contrario. E infatti volevo fare la giornalaia o la benzinaia. Mi piacevano Topolino e l’odore della benzina, una grande accoppiata, se ci ripenso adesso.
Poi ho scoperto che per fare la benzinaia avrei dovuto lavorare all’aperto anche con -10°C e che per fare la giornalaia mi sarei dovuta alzare alle 4.30 tutte-le-mattine. E per una che dorme almeno 8 ore a notte da quando ha 20 giorni (come dice mia madre) forse non era il caso.
Quindi ho cambiato idea.
A 12 anni ero convinta al 100% che avrei fatto la stilista.
Avrei finito le medie, fatto un liceo o una scuola a caso – giusto per prendere il diploma – e poi sarei andata a Milano, avrei frequentato la Marangoni e sarei diventata la nuova Miuccia Prada.
Mi ricordo che disegnavo ripetutamente dei bozzetti che, a ripensarci adesso, meno male che sono finiti nel cestino perché fare la stilista non era proprio la mia strada (oltre al fatto che a 16/17/18 anni non ero proprio il ritratto della fashion-victim).
(Se ve lo state chiedendo, no. Non li ho fatti io!!!)
Quindi ho cambiato idea.
In quinta superiore avevo finalmente scelto il mio destino, sarei diventata un’arredatrice di interni. E lo sarei diventata vivendo e frequentando un’università a Milano. Ho iniziato a inviare richieste di informazioni e a visitare le uniche due scuole che, nel 2004, facevano al caso mio.
Quasi contemporaneamente però scoprivo e mi appassionavo ai primi blog, alle gif animate (di cui trovate una mia confessione quasi inconfessabile qui) e alle personalizzazioni fatte tramite dei codici magici (CSS e HTML, ndr).
Quindi ho cambiato idea.
E, attirata da queste magie, ho deciso che non avrei più fatto l’arredatrice di interni, ma sarei diventata una graphic designer!
Nel 2005 mi sono trasferita a Milano…
Ah Milano, quanto l’avevo sognata! Da quando avevo 15 anni è sempre stata la mia costante, anche se cambiavo idea ogni 5 minuti su quello che avrei voluto fare da grande, ero sicura che in un modo o nell’altro sarei finita a Milano.
…e ho iniziato a frequentare lo IED, indirizzo grafica.
Senza aver mai aperto – a differenza del 90% dei miei compagni – Photoshop, Illustrator o Indesign, anche se credo di essermela cavata abbastanza bene.
Anche se diciamo che non è iniziata nel migliore dei modi. Insomma, io di grafica non sapevo proprio niente, ero (sono, sarei) un perito aziendale corrispondente in lingue estere, per cui il massimo della creatività per me era impaginare una presentazione in Power Point (cosa che tra l’altro mi sta tornando utile adesso, visto che sembra improvvisamente tornato di moda!).
Appena iniziato il primo anno, era stato presentato un concorso per disegnare la grafica delle lattine della Pepsi e io, super entusiasta, ero andata ad ascoltare il brief. Alla parola “vettoriale” avevo pensato “ma che c***o vuol dire?!” e non ero arrivata al secondo incontro (anche se cosa volesse dire, l’ho imparato poco dopo quell’episodio).
Mi ricordo anche la prima (e unica, per fortuna) bocciatura a un esame: storia del cinema. Avevo studiato come una dannata, mi ero cuccata 3 film di James Cameron (e no, non Titanic, ma Terminator 1, 2 e Aliens) DVD che, dopo la bocciatura, sono finiti direttamente in vendita tra l’usato di Blockbuster. Ero talmente delusa per com’era andata che avevo chiamato i miei quasi in lacrime dalla fermata dell’autobus, con la valigia pronta per andare in stazione e prendere il treno per tornare a casa, dicendo che non ci sarei più tornata e che mi sarei cercata un lavoro normale.
Per fortuna il lunedì successivo ero di nuovo a lezione, altrimenti a quest’ora probabilmente non starei scrivendo questo articolo.
Mi ricordo pure la prima volta che ho creato, anzi forse è meglio dire pastrocciato, un sito usando CSS e HTML .
Tre anni più tardi quei codici che tanto mi avevano appassionata e che mi avevano addirittura spinta a cambiare strada, erano diventati la cosa più infernale e odiosa che potessi fare/vedere/scrivere/imparare. A un colloquio di lavoro addirittura non avevo esitato a dire “non mi piace fare i siti, io ve lo dico in anticipo!!!”
Oggi sono passati ormai quasi 10 anni, lavoro in un’agenzia di comunicazione (sì, i tempi si sono evoluti e non si chiamano più agenzie pubblicitarie) e non ho ancora cambiato idea sul mio futuro, sono ancora convinta di quello che vorrò fare da grande (CSS e HTML a parte).
Più o meno.
Perché mi piacerebbe anche aprire una cartoleria 🙂