Alla ricerca dell’Isola che non c’è
Era il lontano 2001 quando uscii dalle scuole superiori con un sogno e tante paure sulle spalle. Ragazzo dai capelli spettinati e una cartellina di carton-cuoio sotto il braccio; l’istituto d’arte, che fino a qualche giorno prima frequentavo, mi aveva dato tante certezze e speranze, che fuori dal portone dell’edificio si sgretolavano come un castello di sabbia rimasto quel minuto in più sotto il sole cocente di un giorno di luglio.
Fra disegni dal vero, matite di diversa durezza, spatole e mirette per lavorare la creta sognavo, una volta terminati gli esami di maturità, di incontrare la mia “Isola che non c’è”.
Un luogo dove la mia creatività potesse esprimersi e volare come Peter pan con Campanellino. Un posto magico popolato da figure strambe, delle quali avevo sentito parlare solo fra i banchi delle aule, come art director, copywriter ed account.
La fine dei 5 anni scolastici può essere davvero traumatica per un adolescente di 18 anni che ad un certo punto si trova a domandarsi: “E ora che faccio?”.
Perché va bene sognare, va bene desiderare di volare con la fantasia e giocare con i Bimbi sperduti, ma poi arriva Capitan Uncino con Spugna che con un colpo di spada ti riporta alla realtà.
Una realtà fatta di curriculum, domande, email, colloqui e delusioni. E mentre il tempo passa senti il ticchettio dell’orologio nella pancia del coccodrillo, pronto a ricordarti che sì, se vuoi davvero mettere in pratica ciò per cui tanto hai studiato, ti devi dare una mossa.
Ma il tempo a volte sa essere tanto un’ottima cura di guarigione quanto tiranno. L’idea di incontrare la mia Isola andava via via ad affievolirsi con il passare dei giorni. La paura di perdere la strada per quella seconda-stella-a-destra-fino-al-mattino era sempre più forte.
Finché una notte d’inverno, il luccicare di una piccola stella di nome copiaincolla mi colpì. Ancora oggi non ricordo come la trovai, ma la sua luce catturò la mia attenzione talmente tanto da farmi premere il pulsante “invia” nel client mail del mio Mac con allegato un misero foglio A4 contenente tutta la mia esperienza.
Ora quell’Isola tanto desiderata la sentivo più vicina. Quell’immaginario di agenzia, fatto di creativi, lavori al computer, idee, disegni ed animazioni lo potevo tastare con mano e vedere dal vivo.
Scoprire che quel sogno – che fino a quel momento esisteva unicamente nella mia mente – c’era davvero, mi riempiva di gioia. Stupendo! Potevo finalmente tirare un sospiro di sollievo perché Peter Pan, Trilly, Wendy e i Bimbi sperduti erano proprio lì, davanti ai miei occhi.
Son passati ormai 19 anni da quel giorno fuori dalla scuola, a esami terminati. Il periodo adolescenziale è finito da un po’, i capelli sono meno spettinati, anzi sono proprio meno e basta, e la cartellina di carton-cuoio ha lasciato spazio a mouse e tavoletta grafica. Il mio lavoro mi porta spesso a viaggiare di fantasia e ad allontanarmi con la mente su quell’Isola sperduta.
Ogni tanto ritorna anche Capitan Uncino con Spugna a riportarmi alla realtà. Ma l’importante è non perdere mai di vista quella seconda-stella-a-destra-fino-al-mattino e ricordarsi soprattutto la strada per seguirla ed arrivarci.
Perché una volta percorsa, saprà portarti in luoghi fantastici.