Il confronto, questo (s)conosciuto.
Quante volte vi è capitato di dire, a posteriori, frasi tipo “se mi fossi confrontato, forse sarebbe andata diversamente”?
Secondo me, più di una volta.
Perché è sicuramente più facile “partire per la propria tangente” senza chiedere nulla a nessuno, senza subire eventuali critiche, senza che nessuno metta in discussione le nostre idee.
È sicuramente più facile e, per questo, meno coraggioso.
Evitando il confronto la controparte non viene a conoscenza della nostra opinione, il che è un peccato, perché dal confronto spesso nascono terze visioni che non sono altro che un mix (quanto ci piace questa parola!) che evolve le due linee di pensiero da cui si era partiti.
Ecco, in agenzia mi sento di dire che invece, io e i miei colleghi, coraggiosi lo siamo. E lo siamo davvero tanto.
Se dovessi raccontare di tutte le idee geniali che sono uscite da confronti durati il 90% di una riunione, questo post sarebbe molto, ma molto, più lungo, per cui me le tengo come spunto per un altro articolo.
Il nostro è un confronto costante. Certo, ognuno ha le proprie sfaccettature caratteriali ma il parere altrui è prezioso e ci teniamo particolarmente.
E questo nostro approccio credo sia palpabile anche dai nostri clienti e non è un caso se spesso ci chiedono appunto “un confronto”. Non è una consulenza, sia chiaro; il confronto è diverso. È uno scambio di idee, è un mettere sul piatto ciò che si pensa e accettarne i giudizi nel bene e nel male.
Io credo che, professionalmente parlando, la condivisione dei pensieri sia uno dei valori base. Anche perché, diciamoci la verità: zero confronti uguale a zero rapporti.
Si può lavorare così? No.
Il confronto aiuta ad esaminare il proprio pensiero da punti di vista diversi dal proprio.
C’è il rischio di scontrarsi? Secondo me sì, ma ne può sempre valere la pena.
(Ho scritto “scontrarsi”, non “scannarsi” eh!) 😉