Forse non tutti lo sanno, ma esiste un’allergia che è comune alla stragrande maggioranza delle persone. Siamo allergici all’incertezza.

L’incertezza verso il futuro.
Verso ciò che non conosciamo.
Verso ciò che non possiamo controllare.

Si tratta di un’allergia subdola. Non esistono esami obiettivi per diagnosticarla e i sintomi si manifestano nei più disparati modi.

L’ho visto in tante persone.
L’ho visto su me stesso.

Non tolleriamo in alcun modo l’incertezza di quello che ci può accadere – o meno – domani.

Non tolleriamo in alcun modo non poter prevedere gli avvenimenti imprevisti (il gioco di parole è voluto) della vita di tutti i giorni.
Non tolleriamo in alcun modo non riuscire a prevedere gli effetti delle nostre decisioni.

Siamo malati di certezza.

Adoriamo avere tutto pianificato, tutto sotto controllo.
Cerchiamo sempre di metterci nelle condizioni migliori per far sì che quella cosa vada nel modo che abbiamo prestabilito.

Ma le cose non vanno mai veramente come vogliamo.

La vita ce lo mostra tutti i giorni.

Ma continuiamo a voler controllare, assicurare, verificare.

Perché abbiamo paura.
Perché guardiamo sempre al futuro. Con paura.
Paura di ciò che non conosciamo, dell’ignoto, di non essere abbastanza felici.

E tutta questa incertezza ci blocca.
Non ci rende liberi.
E rimaniamo fermi.
Cadiamo in un loop infinito di dubbi e domande, alle quali il più delle volte non possiamo dare risposta.
E ci viene l’ansia.
E la depressione.
E ci ritroviamo in questa situazione senza nemmeno capire come ci siamo finiti dentro.

Noi rifiutiamo l’incertezza.

Ciò che è indeterminato. Sconosciuto.

Ci facciamo troppi dubbi senza provare a vivere serenamente il presente.

Nel lavoro. Nelle relazioni. Nelle decisioni di tutti i giorni.

Ho appena trovato un nuovo lavoro!”.
Ma se poi mi licenziano?
Se non vado d’accordo con i colleghi?

“È la persona giusta per me!”
“Ma se poi mi tradisce?”
“Se non mi ama quanto la amo io?”

“Facciamo un bambino?”
“E se non riusciamo a mantenerlo?”
“Se non riusciamo a dargli ciò che merita?”

Cerchiamo continue certezze. Ma le certezze possono essere trovate solamente nel presente. Non nel futuro.

Nonostante ciò, cerchiamo continuamente di aumentare il nostro livello di certezza. Ma la certezza assoluta non esiste.

La ricerca della certezza assoluta è quello che ci porta all’infelicità.

Perché pensiamo che un numero maggiore di certezze è quello che ci porterà ad essere felici. Così guardiamo in continuazione a quale grado di felicità ci troviamo secondo la nostra personale “scala della felicità”. Ci ascoltiamo. Ci analizziamo. E se non stiamo raggiungendo l’obiettivo, ci preoccupiamo.

E ci spaventiamo.
Paura.
Ansia.
Il giro ricomincia.

Stiamo male perché sovrastimiamo (erroneamente) le conseguenze negative degli eventi di cui magari sappiamo poco o nulla, e che non rispettano le nostre aspettative.

Ma questa è la normalità.

Tollerare l’incertezza, accettarla, è ciò che rende la nostra vita più soddisfacente e ci prepara mentalmente ad affrontare qualsiasi evento.

Positivo o negativo.

“Del doman non v’è certezza” lo diceva anche Lorenzo, il Magnifico.

Che viveva nel presente.

Proprio come dovremmo fare noi.