Aspettativa: un weekend al mare
Realtà: farmacia di turno più vicina a 2,7 km

Mi ha punto un ragno.
In un occhio.
Al mare.
Subito dopo un umidissimo sabato di pioggia.
Poco prima di una splendida domenica di sole.
(Sembra una strofa di De Andrè)

Comunque. Mi è passata la voglia di andare al mare.
Solo per un momento. Ho molti momenti così.
Quando ho lo sfigometro a mille mi passano le voglie.

Succede un po’ a tutti. Lo conferma una massima universale che dovrebbe rientrare nella Costituzione italiana, essere attribuita a Socrate o perlomeno essere citata da qualcuno nel blog di un’agenzia di comunicazione.

Se la fatica supera il gusto…
[continua utilizzando il suggeritore automatico]

Per esempio.

Per esempio a me piace il mare. Mi è sempre piaciuto piaciutissimo.
Mi piace la spiaggia libera, il profumo della crema solare, mi piace non metterla e scottarmi.

Dormire in mutande, la gente fuori, la gente fuori con le canotte a costine.
La birretta prima delle 18. Tra Sicilia e Sardegna scegliere l’Umbria.
Mi piace dire che amo il caldo e poi dire che fa troppo caldo.
Andare incontro alle onde anche se non so nuotare.
D’estate le paure fanno meno paura. Sott’acqua sono ovattate.

Comprare libri nuovi e non sapere da quale iniziare. Rileggere capitoli a caso di libri che ho già letto, fare le parole crociate, lasciarle a metà.

Dicono che niente sia peggio che lasciare le cose a metà.

Io lo faccio sempre. Eppure me la cavo benissimo.
Il corso di boxe, la scuola di canto, il titolo di questo articolo.
Ho anche lavato solo metà auto una volta.

Non lo faccio di proposito. È che mi rompo le palle presto.
Inizio cose che non finisco.

L’ho imparato proprio al mare.
A trattare tutto come fosse il figlio coetaneo dei vicini di ombrellone.

Primi giorni di diffidenza e saluti forzati.
Qualche bagno insieme due ore dopo il pranzo meglio tre.
Qualche bagno insieme due ore dopo il pranzo meglio tre più la merenda perché ormai sono le quattro.
Poi l’ultima sera scopri che siete migliori amici separati alla nascita da centinaia di chilometri.

Uno dei due deve rientrare. Una delle due famiglie è arrivata quando l’altra stava già finendo la vacanza. Odio improvviso per mamma che ha scelto le date del soggiorno, per papà che ha acceso il motore, per essere nati lontano da Rovigo. È così bella Rovigo!

Magari l’anno prossimo andiamo lì!

Magari ti scrivo una lettera.

Magari.

Si tela. The end. Chi sei? Addio.

Mi aspettavo di arrivare almeno ai quarant’anni prima di rompermi le palle delle cose. Ma forse è meglio così. Preferisco continuare a lasciare a metà le mie cose che pretendere metà di quelle degli altri. Tipo metà del dolce fuori a cena. Continuare a lasciare che sia un Superman – o un Sugaman – in sella ad un cavallo a finire metà delle mie bourguignonne alla sagra della Lumaca. Anche un cavallo poco bianco va bene. Anche una due cavalli.

Le parole crociate insegnano che lasciare le cose a metà non sarà mai la soluzione. (Semi cit. di un film di cui non ricordo il titolo perché probabilmente non l’ho finito.)

Forse non è per forza un male lasciare le cose a metà e rompersi le palle.
Magari poi capisci che puoi completare altre cose insieme.
Magari scopri che è anche più bello rompersi le palle insieme.
Magari.

Lo dicono anche Platone e Marina Massironi.

 

Appunti di un articolo lasciato a metà

Mi rompo le palle.
Rinuncio ma poi mi spiace e ricomincio
Mia mamma non sa fare le torte.
Nella sua vita ha sempre avuto un unico cavallo di battaglia: il tiramisù.
Una sola cosa, ma fatta bene.
Agganciarsi al fatto che io ne inizio cento e non ne concludo una.
addetta ai savoiardi nel caffè
metafora catena di montaggio: uno fa una cosa ma poi l’altro la prosegue, senza uno dei due l’altro non sopravvive, cit Harry Potter
non è un lasciare a metà, ci sta che qualcuno ci aiuti.
mai fatto un tiramisù per una festa tra amici che se poi non è buono
non posso mica assaggiarlo e portarlo senza una fetta
devo farlo, potrebbe diventare un plus memorabile a livello di marketing. Pasticceria che vende solo torte con una fetta tagliata
Per me la pizza anche dovrebbe avere 3 quarti, ne lascio sempre un quarto.
Neanche la pizza so finire!
Mi piace cenare fuori. Mi piace scegliere la carne quando tutti scelgono il pesce. Mi piace scegliere un vino rosso anche se ordino il pesce.
Stare a tavola fino a mezzanotte. Alzarmi traballante e risedermi.
Sono quella che nel piatto lascia un pezzettino perché stoppa
Non mi piacciono più i concerti grandi perché c’è troppo casino e troppi pochi bagni
Mi piace il Natale
Che poi senza fatica il gusto non arriva. Come i semi dell’anguria.