Tecnica del Pomodoro – Perché non mi convince
Conoscete la tecnica del pomodoro?
Riguarda la gestione del tempo e mira a massimizzare la produttività. Nasce da uno studente italiano di nome Francesco Cirillo che voleva migliorare le sue performance in fase di apprendimento eliminando qualsiasi fonte di distrazione.
Provo a spiegarvela in maniera super sintetica: per fare la tecnica del pomodoro si fa un elenco di attività da svolgere durante la giornata, si imposta un timer da cucina su 25 minuti e nell’arco di questo tempo si porta avanti la prima attività senza alcuna distrazione. Al suono del timer, si fa una pausa di 5 minuti, durante i quali è necessario staccarsi completamente dall’attività facendo ad esempio un break con un caffè, alzandosi dalla sedia, sgranchendosi le gambe, etc etc…
Al termine della pausa si riparte con un altro timer ed altri 25 minuti di NON distrazioni.
Arrivati al quarto timer, la pausa diventa di 15-20 minuti.
Facile? Difficile? Mi chiedo, ma è proprio necessario? Possibile che si debba avere per forza degli obiettivi per dare il massimo in produttività? È così inusuale sapere che per portare avanti delle attività lavorative – poco importa il livello di complessità – le distrazioni devono essere minimizzate ai minimi termini?
La falla nel sistema
Quando mi sono imbattuta tempo fa in questa tecnica ho letto che alcuni, anziché impostare il timer da cucina, utilizzano un’ app sullo smartphone: ci ho visto subito una falla nel sistema. Lo smartphone non è una tra le principali distrazioni? Non è la prima cosa che bisognerebbe chiudere in una scatola con lucchetto buttando via la chiave mentre si deve portare avanti qualcosa che non può e non deve subire disturbi?
Altra cosa: chi decide cosa distrae e cosa arricchisce una ricerca, un lavoro, un compito, un obiettivo?
E poi: la tecnica del pomodoro sembra ti faccia diventare il re della pianificazione. Sì, perché all’inizio della giornata, sulla base delle cose che devi fare, si dovrebbe scrivere su un foglio quanti pomodori si pensa servano per portare a termine quell’attività.
Però la domanda sorge spontanea: quanto tempo si perde a fare questa pianificazione?
Che si fa? Si imposta un pomodoro anche per decidere i tempi delle cose? ?
Forse questa tecnica potrebbe essere fruttuosa durante lo studio, ma ad esempio in ufficio come è possibile avere tutto pianificato al millesimo di secondo se poi arriva l’urgenza? E se poi l’urgenza non è una ma sono due? E se prima erano due e adesso sono tre?
Per concludere, diciamocela tutta, ma quanto fastidioso è il ticchettio di un timer? Non è esso stesso un rumore molesto e quindi disturbatore?
Per concludere ulteriormente: ma i pomodori, non è mica meglio mangiarli e basta?
Meraner Egon
7 anni agoIo uso un timer sul tablet e ad ogni cosa fatta confermo lo step. L’obiettivo è Eliminate i tempi morti con un ritmo sostenibile considerando: a) la condizione psicofisica e b) la reale necessità ( non può essere sempre così) di tale pratica.
Brunella
7 anni agoCiao, il tipo di strumento utilizzato (pomodoro/tablet) non cambia la mia personale perplessità sul tipo di tecnica 😉
Beppe
7 anni agoA meno che non si svolga un lavoro in maniera meccanica e poco “passionale” dove la quantità conta più della qualità è una cosa che sembra intelligente su carta ma che poi, se servono idee e creatività risulta immediatamente per quello che è. Aria fritta. Ci sono cose per cui mi prendo cinque minuti ed altre che inizio, interrompo, riprendo, mi distraggo, per poi arrivare al dunque qualche ora dopo. Alternativamente è come lavorare in catena di montaggio
Brunella
7 anni agoCiao, mi trovi d’accordo. Sono sempre più convinta che questo metodo possa andar bene solo per lo studio ma non per l’attività professionale.