Nativi digitali non è un’offesa
Essendo il mio primo post in questo nostro nuovo blog, ho pensato di parlare di un argomento inerente al mio primo lavoro e cioè fare la mamma.
È capitato che i miei figli (nati nel 2011 e nel 2013) e tutta la loro generazione venissero appellati come “nativi digitali” con una sfumatura. Ma cosa vuol dire davvero “nativi digitali”? La faccio semplice: significa che stanno crescendo circondati da tecnologie come smartphone e tablet connessi a internet sempre e ovunque.
Quindi in pratica a questa età sanno già usare in modo appropriato smartphone, tablet e internet? Ovviamente no ma sanno cosa sono. Sanno a cosa servono. Sanno cosa possono fare con queste cose.
Sono nati ed io avevo già il telefono pronto ad immortalarli, poi ho usato app dedicate a loro, per tenere traccia della loro crescita e loro questo se lo ricordano. Insieme guardiamo e cerchiamo video e immagini sul mio portatile. Sul mio iPad ho scaricato delle app che possono usare in autonomia e – ci credete? – non ho dovuto spiegare loro nulla. Sapevano già utilizzare il “ditino” magico.
Nativi digitali e lavagne LIM
L’anno prossimo mio figlio inizierà le elementari e non vedrà una lavagna con gessi come quella che avevo nella mia classe alla sua età perchè nella sua futura scuola primaria tutte le aule hanno una LIM (Lavagna Interattiva Multimediale).
Ok lo ammetto: se i miei figli dovessero vedere un telefono a ghiera non saprebbero cosa sia. E allora? Credo che questo non sia assolutamente un problema, anzi. Non possiamo far finta di niente: il tempo passa, cambiano tante cose, le società si evolvono, le persone diventano sempre più esperte in vari ambiti e indietro non si può tornare (e perché mai dovremmo farlo?).
Non è un problema nemmeno se Tommaso e Camilla a volte, sbagliandosi, passano la mano sulla TV convinti di poter cambiare canale con un tocco.
Questo è il presente (o il futuro di ieri) ed è giusto che sia così.
Quindi viva la tecnologia, viva il futuro. E viva anche i miei figli.