Quanti di voi hanno visto il film “Il sapore del successo”? È quel film con Bradley Cooper che, nei panni di uno chef stellato, dopo alcuni anni passati a sgusciare ostriche come penitenza per il fallimento del suo ristorante, torna sulla scena rimettendosi in gioco, riaprendo un nuovo locale e puntando alla famosa terza stella Michelin.

Ecco, in questo articolo non parleremo di piatti di alta cucina e nemmeno di cibi gourmet, bensì di tutto il contrario, di cibi spazzatura come vengono spesso definiti o, per usare l’inglese che fa molto più figo, di “junk food”.

Ho voluto iniziare partendo da questo film, perché se non l’avete visto (o non ve lo ricordate) c’è una scena molto interessante dal mio punto di vista, in cui Bradley Cooper (lo chef stellato) entra in un Burger King, per convincere Sienna Miller nei panni di Helene, sua futura compagna di brigata, che l’hamburger non è un piatto di bassa qualità, ma è un modo per ridare vita e valore a prodotti non eccelsi (tagli scadenti di carne, formaggio fuso e verdure) che uniti creano una pietanza gustosa, dignitosa e meritevole delle attenzioni di uno chef stellato. Bradley Cooper conclude sostenendo che casomai l’errore di queste catene, non è tanto imputabile al prodotto in sé, ma alla ripetitività del menù offerto ai propri clienti.

Il protagonista è talmente convinto di questa sua idea che arruola poi altri componenti della sua cucina reclutandoli fra i locali dello street food di Londra, città in cui la storia si svolge.

Allo stesso modo, proprio come un panino unisce materie prime non certo di alta qualità, le agenzie pubblicitarie che hanno lavorato, o che tutt’ora lavorano, per due delle più grandi multinazionali del junk food, Mc’Donalds e Burger King, hanno creato campagne di advertising fra le migliori e creative degli ultimi decenni.

Senza sconti e al limite del politically correct, la sfida fra le due aziende è sempre stata accesa.

Nel 2017 ad Halloween in una pubblicità di Burger King, un clown (ovviamente un riferimento al pagliaccio Ronald McDonald) troneggiava sotto l’headline “Come as a clown, eat like a king”: travestiti pure da pagliaccio, ma poi mangia da re – riferendosi alla famosa coroncina, gadget di Burger King.

 

Sempre per la festa di Halloween, ma l’anno prima, in uno dei ristoranti di Burger King a New York la struttura fu completamente coperta con un telo bianco per imitare un fantasma, e travestita da McDonald spaventava i propri clienti, rassicurandoli subito dopo con un “Buuuu! È solo uno scherzo, continuiamo a grigliare alla fiamma i nostri hamburger. Buon Halloween”.

McDonald’s a sua volta non è stata certo a guardare, ed anche lei si è difesa sempre molto bene dagli attacchi del rivale.

In Francia, vicino a Brioude, fece installare un cartello altissimo di Burger King con le indicazioni per arrivare al prossimo ristorante a 258 km di distanza, mentre il loro ovviamente era più vicino, a soli 5 km.

In tutti questi casi comparativi, e ce ne sarebbero ancora molti altri da menzionare, si è arrivati a slegare il prodotto, che quasi mai viene mostrato, dal marchio. Una personificazione del brand che assume vita propria dando spazio ad una vera e propria battaglia fra “tifoserie”. Il prodotto passa quindi in secondo piano, e pure in terzo, per lasciar spazio alla creatività e al marchio.

Le agenzie pubblicitarie hanno saputo trasformare – tornando alla morale del film sopra – un prodotto mediocre in pubblicità di altissimo livello, non cadendo però nella ripetitività, ma sfornando di anno in anno creatività sempre differenti.

Questo è sicuramente quello che accade anche all’interno della nostra agenzia.

Il lavoro creativo di designers e content, che di volta in volta si trovano di fronte alla difficoltà di trovare idee sempre nuove e geniali, che attraverso le campagne sappiano colpire il cliente ma soprattutto i consumatori finali.

Girella vs Buondì, creatività firmata copiaincolla

Se avete bisogno di spunti, questa è sicuramente una pagina da visitare.

Se invece vi è venuta fame, potete tranquillamente scegliervi un panino. Attenzione però: McDonald’s o Burger King?