The importance of being Art Director
Da qualche tempo sulla mia firma elettronica c’è scritto Art Director.
Per chi non ha mai ricevuto una mia mail, prima c’era scritto Visual Designer.
Per me questo cambio firma, pur essendo avvenuto insieme a tanti altri cambi firma, ha significato molto. Avere scritto Art Director sotto al mio nome è un po’ come essere diventata grande, anzi più grande. Non si è mai abbastanza grandi, in questo lavoro.
E come mi ha detto qualcuno, non è solo una firma. È un ruolo.
Ed è vero. A livello pratico non è cambiato molto da prima. Ma è come se avessi acquisito ancora più consapevolezza di chi sono dentro a copiaincolla. È un traguardo che ho raggiunto e adesso guardo ai prossimi.
Ma che poi, un Art Director, cosa fa?
Se dovessi presentarmi a una platea di persone ignare di chi sono e cosa faccio, direi più o meno così:
Ciao, mi chiamo Chiara, anche se in ufficio mi conoscono come Chiaretta (non perché sia la più giovane, ma perché sono più giovane dell’altra Chiara!).
Trentaquattrenne fresca di compleanno, ho passato gli ultimi 11 anni a copiaincolla.
Wikipedia dice che “il direttore artistico è una figura professionale, tipica della comunicazione pubblicitaria, che si occupa di studiare la parte visuale, grafica e tipografica della comunicazione di un prodotto o servizio.”
A me piace pensare che mi occupo di creare tutto ciò che può servire a un’azienda per essere più conosciuta, più riconosciuta, per creare un’immagine di sé più accattivante, più cool, più più.
Perché in effetti è così. L’ Art spesso interagisce con i clienti per presentare loro il proprio lavoro; raccoglie opinioni e modifiche e lavora affinché si arrivi al miglior risultato possibile.
Certo non faccio tutto da sola, all’interno di un’agenzia ci sono un miliardo di ruoli diversi che collaborano e interagiscono tra loro, ma è vero anche che quando qualcuno compra un prodotto perché attirato dal pack – a volte anche più che dal contenuto – è anche un po’ merito mio.
Il motore di un’agenzia creativa è la collaborazione tra i reparti.
È un incastro di ruoli che insieme fanno girare tutto perfettamente. Se viene a mancare un pezzo rischia di crollare tutto.
Non può esistere un’adv se non c’è un cliente.
Non può esistere un’adv se non c’è un’idea.
Non può esistere un’adv se non c’è qualcuno che concretizza graficamente quell’idea.
Per me essere un Art va oltre lo svolgere il famoso compitino (che poi, provateci voi se ci riuscite). Mi piace avere un ruolo attivo anche in altre attività che si svolgono in ufficio.
Ad esempio, ogni anno organizzo i giochi di Natale da svolgere prima o durante la cena aziendale, con ricchi premi e cotillon.
Sono parte del comitato organizzativo dei viaggi aziendali che ogni anno portano le persone di copiaincolla in giro per il mondo, alla ricerca di spunti e ispirazioni per tornare in ufficio più carichi e creativi che mai. Gli ultimi sono stati Londra e Copenaghen.
Ho fatto parte di un team interno all’agenzia chiamato Rebel. La formazione originale era composta da un commerciale, due grafici – ora entrambi Art – e un programmatore. Avevamo grandi progetti segreti, che passavano dall’acquisto di un forno per la pizza in pausa pranzo, all’organizzazione di un pic-nic formativo con un guru di Instagram. Detta così sembra una barzelletta, per qualcuno e in certi momenti forse lo siamo anche stati, ma abbiamo fatto molto, fino a quando siamo diventati grandi (leggi: vecchi) e abbiamo passato il testimone alle new entry dell’agenzia.
Dulcis in fundo, sono il capo-redattore di questo blog (qui l’idea da cui è nato).
Non mi piace stare solo a guardare, mi piace fare. Nei miei 11 anni di esperienza, che non sono tanti, ma non sono neanche pochi, non c’è mai stato un giorno in cui mi sia pentita del lavoro che ho scelto di fare.
Certo ho avuto i miei momenti no, mi sono presa i miei cazziatoni (e chi se li dimentica!) ma ho avuto anche tante soddisfazioni. Molte più dei cazziatoni, per fortuna.
Ho ancora tanto da imparare, non si finisce mai. Soprattutto in ambito pubblicitario, e qui mi ricollego a un altro mio articolo su Tavolobrain su quanto sia importante essere curiosi.
Arrivederci alla prossima firma!