Il marketing delle mamme
Sono stata assente per un po’. Dall’ufficio e da Tavolobrain. Esattamente 8 mesi, quasi una gravidanza. Che poi è proprio il motivo per cui sono mancata.
Negli ultimi 8 mesi sono stata catapultata nel famoso “universo mamma” fatto di pannolini, latte, pappe, etc… E questo fa parte del gioco, me lo aspettavo. Un’altra cosa che mi aspettavo, essendo parte del nostro lavoro d’agenzia, è di essere bombardata giornalmente da messaggi targetizzati su di me in quanto mamma (e Mark Zuckerberg come lo sa, vi chiederete) che tentano di vendermi ogni tipo di prodotto.
Tentano. E spesso ci riescono.
Mi sono resa conto a mie spese (letteralmente) che, ahimè, sono in perfetto target. Le aziende di prodotti per bambini, con me, potrebbero aumentare il fatturato del 50%. Io, fissata con lo shopping, sono 9 mesi che quasi non compro niente per me. Ma in questo ci sono anche notevoli vantaggi, ad esempio che non devo provare le cose prima di comprarle.
Prima andavo da Zara, adesso vado alla Prenatal.
Il portafoglio ringrazia.
La mia home di Instagram alterna post della Ferragni (che comunque è mamma pure lei) a post con prodotti per bambini, post di mamme blogger e post sponsorizzati che vogliono vendermi qualcosa per la Viola, mia figlia.
Sono entrata nel girone infernale delle mamme (non pancine, per carità, ci manca solo quello). Proprio io che guardavo le altre con i figli e pensavo “non sarò mai come voi”. E invece.
Più o meno quello che succede nel cervello della mamma è una sorta di dialogo con sé stessa che fa più o meno così:
“Hai comprato questo massaggiagengive in silicone super-simpatico-e-colorato che costa 18,00 €?”
“No ne ho preso uno qualsiasi da 3,00 €“
“E tua figlia lo usa?”
“No, per niente”
“Immaginavo. Perché non è super-simpatico-e-colorato come quello da un milione di euro”
“Hai ragione, lo compro”
Il portafoglio ringrazia, di nuovo, e la Viola il massaggia-gengive da 18,00 € lo lancia comunque dal seggiolone, esattamente come capitava con quello da 3,00 €.
Perché il marketing delle mamme è subdolo. Si insinua nella tua home di Instagram, o di Facebook o di ogni altro social e ti fa credere che quella cosa sia la migliore per il tuo bambino. E quindi tu, madre, cosa fai? A parità di prodotto, compri la versione lite o quella pro? Ma ovviamente quella pro!
Per non parlare di questi giorni, mentre il 25 dicembre si avvicina sempre più. La povera Viola verrà addobbata come un albero di Natale, visto che oltre ad essere nella lista delle mamme spendaccione, sono anche in quella dei fan del Natale. Un mix letale.
Non mi perdonerà mai.
E queste cose, ahimè, capitano per qualsiasi cosa. Che finché si parla di giochi e cianfrusaglie varie va anche bene. Il problema è quando si fa leva sulla salute dei bambini, ovviamente non mi riferisco a problemi seri, ma a quelle costanti che si chiamano tosse, raffreddore e naso chiuso.
Vuoi tu, madre, non fare tutto il possibile perché il tuo piccolo scricciolo non perda muco da ogni orifizio?! E vuoi non farlo nel modo meno traumatico per il tuo bambino?
Un esempio su tutti, l’aerosol.
Probabilmente nell’iscrizione al nido c’era un piccolo post scriptum – che non ho letto – e che diceva che nella retta era inclusa anche la tosse da ottobre a maggio. E io che credevo di esserne esente. Povera illusa.
Quindi ho dovuto comprare l’aerosol.
E secondo voi, tra uno scatolotto triste bianco da 45,00€ e una simpatica tartaruga da 80,00€, quale abbiamo scelto? Dai che la risposta la sapete già. (che poi la simpatica tartaruga da 80€ su Amazon ne costava 40, ma “sai mi serve subito e oggi è venerdì!”)
Di sicuro non sono sola in questo mondo. E di sicuro non sono l’unica mamma, ci saranno anche dei papà. E dei nonni. E degli zii. Esisteranno dei gruppi di supporto per quelle come me? O devo farmi sequestrare la carta di credito?