Sei stressato? Datti alla fotografia!
O del come trovare un’attività che ti faccia stare bene
Lavoro, casa, auto, traffico, caldo, freddo, problemi, impegni, dormire (poco), salute, conti, amori, gioie, delusioni, soddisfazioni, serie tv, cinema, leggere, palestra, piscina, mare, montagna, mamma, papà, nonni, zio, zia, cane, gatto, pettirosso, amici, divertimento, stress, stress, stress…
Calma un momento! È questa la vita che sognavo da bambino?? (cit.)
Sognata o no, la vita, nella sua quotidianità, mette duramente alla prova il nostro fisico, la nostra mente, il nostro umore; condiziona pesantemente i nostri alti e bassi, le nostre relazioni con le persone che ci circondano e che con noi hanno (un minimo di) interazione; condiziona il nostro modo di porsi, il nostro essere più o meno gioviali o più o meno incazzati, il nostro benessere.
E allora si capisce che ognuno di noi ha un bisogno innato di ricavare un momento di pace all’interno di questo caos matto, quasi di elevazione ad un livello spazio temporale superiore, in una dimensione simil catartica che prende forma nel coltivare i propri hobby, le proprie passioni. In cui star bene con sé stessi e, perché no, in pace con il mondo!
Ciascuno di noi, per fortuna, è libero di scegliersi le proprie passioni: su questo non si discute, quasi fosse l’articolo zero della Costituzione. Io, nel mio piccolo, ho trovato modo di estraniarmi da questo caos matto coltivando la passione per la fotografia.
Fotografare è, prima di tutto, imprimere nella memoria un istante, un fotogramma della nostra vita che, nel momento in cui sentiamo ‘clic’, è andato, passato, fa parte della storia.
Già questo dovrebbe far capire il potenziale e l’importanza di una fotografia; in un mondo che va a 300 all’ora, la fotografia è quell’istante che ci siamo persi perché la vita va veloce, e grazie alla quale siamo in grado di riviverlo in saecula saeculorum (sempre che quelli della pozione dell’immortalità non si diano una mossa!).
Fotografare è calma, ragionamento, studio.
Certo, al giorno d’oggi verrebbe da dire che siamo tutti un po’ fotografi: i nostri amati/odiati smartphone ci permettono di fare dei punta e scatta un tempo impensabili; la fotografia digitale ha avvicinato tanti entusiasti (me compreso si intende) ad un mondo quasi elitario, ha accorciato le distanze, ha introdotto la possibilità di sbagliare perché “tanto se la foto è brutta la cancello”.
Tutto vero, ma la fotografia è molto, tanto di più
Non importa lo strumento, ciò che importa è capire come voglio creare un frammento di memoria.
La composizione è il 50% della fotografia: pensiamo ad un’analogia con la pittura. L’urlo di Munch avrebbe ottenuto la stessa fama se l’omino che urla fosse stato sullo sfondo anziché in primo piano? Probabilmente no.
Scegliere l’inquadratura, comporre una scena, identificare un soggetto per essere immortalato in una fotografia, è come dare vita ad un quadro: se la composizione è sbagliata, quasi sicuramente la fotografia (il quadro) non trasmetterà emozioni.
L’altro 50% (di questa ipotetica, strettamente personale, minimal-style e assolutamente non esaustiva schematizzazione di com’è realizzata una bella fotografia) è luce: così come senza luce non c’è vita, senza luce non ha modo di esistere e di essere pensata una fotografia.
(Saper) catturare la luce è fondamentale per qualsiasi scatto: aldilà di tecnica e tecnicismi che stanno dietro i concetti di apertura del diaframma, tempi di esposizione, bilanciamento del bianco, bla bla bla… senza luce non è possibile fotografare! Saper sfruttare al meglio la (anche poca) luce a disposizione può dar luogo a delle vere e proprie opere d’arte.
Fotografare è, infine, passione per la vita, per la natura, per tutto ciò che ci circonda, persino per gli esseri umani! Per fotografare un soggetto, sia esso un umanoide oppure una farfalla, un sasso, una chiesa, un piatto di pasta, un albero, dobbiamo, anche solo per un istante, entrare in sintonia con esso, studiarlo, osservarlo, dedicargli attenzioni.
E questo non si può fare senza la calma e la tranquillità necessari che possiamo trovare solamente al di fuori del caos matto della quotidianità. Serve estraniarsi, trovare il tempo per sé stessi, serve fare quello che ci fa stare davvero bene, anche solo per un breve momento.
Per me è trovare il tempo di mettermi al collo la macchina dei ricordi.