Concorsi, teorie complottistiche e altri rimedi (e tanti “yeye”)
Cartoline del benzinaio, confezioni di merendine oppure giochini online. Mi è capitato molte volte di partecipare a un concorso, ma fino a quando non ho iniziato a lavorare in un’agenzia di comunicazione, non avevo mai preso parte alla sua realizzazione.
Fino ad allora, ho sempre pensato che fosse una cosa banale, “yeye”. Arrivano un milione di cartoline, vengono buttate in un bidone e qualcuno ne estrae una per nominare il vincitore, con al massimo un notaio a mettere nero su bianco il risultato. Un po’ come la lotteria della sagra di paese.
Ma io e i colleghi che prendono parte a progetti di questo tipo ci siamo scontrati ben presto con la realtà: fare un vero concorso non è per niente “yeye”. Anzi, si rischiano pure delle pene.
La legge italiana è molto precisa e la burocrazia va seguita alla lettera. Inizio, fine, tempistiche e il regolamento dettagliato vanno inviati per tempo al Ministero dello Sviluppo Economico, a volte mentre stai ancora definendo la meccanica con il cliente. Perché, come sempre, il tempo è una forza che agisce contro di te.
Confesso che, nel corso degli anni, in più di un’occasione ci siamo guardati e abbiamo pensato contemporaneamente “cosa ci mettiamo qui che non l’abbiamo ancora deciso?”.
Fortunatamente io e i miei colleghi (in particolare Monica, Direttore Generale a copiaincolla e persona molto gagliarda) ogni volta che un cliente ci richiede di gestire un contest, riusciamo a mettere insieme un bel malloppone di fogli per definire al meglio ogni dettaglio. Se la stesura del regolamento è l’80% del lavoro, subito dopo arriva la nemica dei webbies: la PRIVACY.
Ormai, appena sento “la parola con la P” rabbrividisco. E allora giù di nomine, dati utente da criptare e precauzioni di ogni tipo contro gli hacker cattivoni che ci vogliono vendere al mercato nero per 40 dollari.
Alla fine, quando tutto è in regola, inizia il concorso
Sai bene che il primo inghippo non sarà mai di lunedì, giorno in cui ti assicureresti tutta la settimana per gestire qualsiasi emergenza. Così, se durante le prime ore funziona tutto, ti senti come Superman che salva il mondo. Ma non funziona mai tutto. Il bug developer che è in te aspetta solo che tu distolga l’attenzione un momento.
Nel frattempo, il concorso comincia ad essere comunicato, gli utenti da 100 passano a 10000 (per fortuna, significa che è interessante e che abbiamo fatto un buon lavoro!) e potrebbe capitare che qualche dato si perda in giro nel caso in cui non li si gestisca direttamente tutti sul proprio hosting (e magari non lo gestisci nemmeno tu).
E allora cominci a decryptare, ma avevi preso anche troppe precauzioni e diventa una sfida anche per te.
Finalmente sistemi tutto, il concorso funziona, il cliente e le altre aziende che collaborano sono disponibili e gentilissimi. Ogni richiesta viene soddisfatta subito e tutti sono contenti.
Mentre cominci ad abbassare la guardia e la palpebra che scende ti pregusta il meritato riposo, arriva lui: IL PARTECIPANTE INDINNIATO.
Il partecipante indinniato
Il partecipante indinniato non è l’utente che invia una segnalazione e che ti aiuta a risolvere un bug. È colui convinto che tu stia boicottando il suo premio, come se in te fosse annidata una perversione che ti spinge a negare vincite alle vecchie signore che acquistano il prodotto in questione.
E allora via di verifiche fino a quando alla fine scopri che non aveva letto il regolamento.
Ed è proprio sul regolamento che compare la seconda figura mitologica: IL GIOCATORE SERIALE.
Il giocatore seriale
Il giocatore seriale è astuto. Ha partecipato a migliaia di concorsi e, mentre altri snobbano il regolamento convinti di vincere per un colpo di fortuna, lui conosce il concorso meglio di te ed è pronto a scovare qualsiasi facilitazione tu gli metta a disposizione, di solito si tratta di codici omaggio o coupon.
Il partecipante indinniato è gestibile: a mali estremi, il rimedio è un codice omaggio e la situazione è risolta.
Scontrarsi con il giocatore seriale è come giocare a scacchi per la prima volta con il campione del mondo. L’unica soluzione è mettere dei paletti nel regolamento e prenderli per sfinimento. Dovranno pur staccarsi dal concorso prima o poi, no? Beh, comincio a pensare che riescano a sopprimere anche i bisogni fisiologici. Probabilmente c’è un corso di meditazione dedicato in Tibet.
E così, con qualche esagerazione naturalmente, ho descritto com’è lavorare alla realizzazione di un’operazione a premi online. Nulla va dato per scontato, soprattutto se si considera che il bacino di utenti è molto ampio e diverso da quello che normalmente visiterebbe il sito del brand.
Ogni volta è una bella sfida, ma ne usciamo sempre vincitori e con la consapevolezza di aver dato il massimo ancora una volta, senza contare il grosso bagaglio di esperienza messo da parte.
YEYE