Che tu lo voglia o no
Una sera Tania Cagnotto mi ha scritto una mail.
Una ventina di righe in tutto che – tra la 12esima e la 13esima – nascondevano un passaggio che mi era sembrato toccante. Diceva che dopo la bruciante delusione del podio mancato alle Olimpiadi di Londra 2012, aveva pensato di smettere. Di non tuffarsi più. Che avrebbe voluto fuggire, mandare al diavolo le interviste del dopo gara e andare a piangere dove nessuno potesse trovarla. Leggevo e sentivo che avevo tra le mani una grande storia.
Da quella – e da un paio d’altre – mail è nata l’intervista che le ho fatto all’inizio del 2016. Un buon risultato perché non conteneva frasi fatte e cose che Tania diceva pubblicamente per la prima volta. Qualche testata ha anche riportato alcuni dei suoi virgolettati.
Questo invece è il giorno in cui ho intervistato Massimo Ambrosini
Scrivere è il mio lavoro, ma anche uno dei miei piaceri. Una di quelle cose che cerco di fare per stare bene, come possono esserlo cucinare un primo, guardare per la quarta volta uno splendido film, giocare sdraiato sul parquet con mio figlio, allineare perfettamente le penne sopra la scrivania, parlare di quell’esterno svedese e semisconosciuto che gioca nel Lipsia, e altre centinaia di cose belle.
Per questo non riesco a scrivere solo in agenzia e devo continuare a farlo anche fuori. Perché mi piace.
Il lusso che posso permettermi quando scrivo fuori da copiaincolla è scegliere. Scelgo io cosa scrivere, per chi scriverlo, come scriverlo. E le cose che scelgo più di frequente sono due: raccontare storie di sport e raccontare storie di fiction; le prime per il magazine Ultimo Uomo, le seconde per un paio di registi di cui sono sceneggiatore.
Per esempio, da quest’auto abbandonata poco distante da copiaincolla, ho preso spunto per un soggetto che poi è diventato sceneggiatura per un corto
Da qualche mese, c’è in ballo anche un libro per bambini. Lo stiamo portando avanti io e un collega di copiaincolla, anche questa cosa fuori dall’agenzia. Perché il bisogno di creare anche oltre le canoniche 8 ore quotidiane non è roba solo da copy, ci mancherebbe.
Se ti occupi di creatività il tuo metabolismo cerebrale si abitua ad un certo ritmo. Assimila ispirazioni molto più in fretta e non hai scelta: devi continuare a cercare, pensare, mettere in cantiere idee, portare avanti progetti. Continuare ad archiviare i successi e ad imparare dagli errori. Continuamente. Anche la sera, anche il weekend. Perché, che tu lo voglia o no, funziona così.