Antò fa caldo
È arrivato il caldo, finalmente (per qualcuno), sfortunatamente (per me).
La prima esclamazione a cui ho pensato è stata “Anto’, fa caldo!” e non ho potuto fare a meno di pensare che alcuni spot legati all’estate si sono radicati nella mia mente sia perché venivano trasmessi h24 in televisione (allora non c’era Netflix) sia perché sono diventati veri e propri cult dell’advertising italiano.
Vi sblocco un ricordo, anche due
Il primo spot di culto che citerò è quello che dà il titolo a questo articolo, il celeberrimo by Nestea Anto’ fa caldo. Per i più smemorati (o per i più giovani, ndr) ecco una rinfrescata:
Nonostante fossi piccola e probabilmente non avessi nemmeno compreso il reale significato di quell’ululato finale, Anto’ fa caldo è un claim che ho memorizzato e ripetuto per ogni estate a venire. E non solo io: è stato uno degli spot più parodizzati amatorialmente dalle coppie, ne trovate vari esempi su Youtube.
E se vi dicessi Mira el dito? Pensate che i miei genitori ogni tanto me lo dicono ancora oggi, nel 2021, nonostante siano passati ben 24 anni.
Fu il primo di una serie di spot. Un paio di anni dopo, ritroveremo i mitici Pedro e Josè intenti a salire la torre di Pisa e dopo ancora mentre scelgono di fare una fiesta al posto della tradizionale siesta, improvvisando un chiosco di EstaThè.
C’erano anche le pubblicità che puntavano sulle relazioni umane e in questo Cornetto Algida l’ha sempre fatta da padrone con il claim It’s a love thing. Non ce la faccio, troppi ricordi!
Yesterday you told me ‘bout the
Blue, blue sky
And all that I can see
And all that I can see
And all that I can see
Is just a yellow lemon tree.
Un altro spot iconico che chiudeva con “Chi c’è c’è, chi non c’è non c’è”. Lo ricordate? Nonostante lo storytelling dei personaggi, per riconoscere immediatamente che si trattava di Limoncè bastava ascoltare la colonna sonora, perfettamente in tema col prodotto a base di scorza di limone.
Cosa non poco significativa, considerando che durante la pubblicità molti approfittavano per “fare altro”, come andare in bagno o in cucina.
E poi arriva Wlady. Qui il cult è il personaggio stesso.
Siamo nei primi anni 2000 e il cellulare è alla portata di tutti.
Non ci sono fotocamere, né nessun collegamento a Internet (se non a prezzi parecchio elevati). Personalizzare il telefono con le cover, i loghi (poi wallpaper), con i toni di notifica e con le suonerie, è una delle funzionalità più in voga del momento. Queste ultime le potevi comporre tu, oppure potevi affidarti ai servizi per scaricarle o riceverle in abbonamento. Il re in questo secondo caso era Wlady di Loghi e suonerie, io le tue, tu le mie.
C’era una suoneria per tutto, anche per le zanzare.
Potevamo fare a gara tra chi aveva la suoneria più bella, che in realtà era la più imbarazzante. Ma andava bene così. La pubblicità è sempre stata lo specchio della società e in quegli anni la società era esattamente così.
Si potrebbe anche dire che oggi non ci sono più le pubblicità di una volta, ed è vero. Ma lo è perché gli sforzi creativi di chi come noi lavora in un’agenzia di comunicazione oggi spesso si concentrano su altri mezzi, spesso anche più economici rispetto ai passaggi su un medium ritenuto dai più vintage come questi magnifici spot.