Storia di un’ipotetica web agency alle Canarie

Una vita in vacanza. Non è la canzone dello Stato Sociale – il cui frontman è chiaramente il nostro collega e titolare Sebastiano – ma il titolo del mio articolo. È un pensiero ispirato da una frase che ho sentito mentre trascorrevo alcuni giorni di ferie a Lanzarote: “Lento come uno delle Canarie”.

Non vuole certo essere un’offesa, è solo una frase auto ironica che usa la gente del posto quando si trova davanti a qualcosa di lento, come quei fastidiosi secondi di attesa tra l’accensione della TV e la comparsa del canale.

E come dargli torto, dico io.

Bel tempo quasi tutto l’anno, esci di casa e ti butti in mare a fare una nuotata, flusso costante di turisti a cui vendere qualcosa: chi te lo fa fare di vivere al secondo come nella smoggosa nebbia della Pianura Padana?

Storia di una web agency alle Canarie

Di fronte a tutto questo mi sono chiesto, un po’ divertito, come potrebbe svolgersi il lavoro di una web agency alle Canarie.

Sarebbe veramente assurdo immaginarsi in ufficio (con vista mare, ovviamente) a prendersela comoda quando un e-commerce non funziona o il sito vetrina in WordPress è sotto attacco hacker. Un paradiso lavorativo oltre che fiscale.

I bugs che spuntano tutti insieme alle 17.00 del venerdì, proprio appena hai chiuso l’ultimo task prima di goderti il weekend, non sarebbero più un problema, perché “tanto poi c’è lunedì”. Sospetto ancora che i bugs siano infidi esseri viventi, parte di una memoria collettiva pronta a colpire gli sviluppatori appena appaiono vulnerabili.

In fondo una vita in vacanza è il sogno di ognuno di noi.

Almeno a parole. Perché quando ci passi alcuni giorni ti rendi conto che i ritmi a cui sei abituato dalla nascita ti rendono completamente incompatibile con quel luogo.

È un po’ come quando stai correndo e ti fermi di colpo, senza fare qualche passo di camminata per abituarti alla nuova situazione.

O come quando ti siedi al ristorante e aspetti due ore per mangiare un piatto “veloce” e cominci a vederti con in mano un bazooka pronto a colpire quello arrivato dopo di te (e servito prima) la cui unica colpa è aver ordinato una bistecchina al posto della tua grigliata di carne (perché tu sei Italiano e le tapas per te sono dei mignon :D).

Un altro esempio? Nessun taxista italiano si sognerebbe di accompagnare dei visitatori alla spiaggia e, anziché aspettare altri clienti, passare a prendere la propria ragazza e fermarsi a fare il bagno. Eppure alle Canarie è successo.

La sto dipingendo tragica, ma chiaramente non lo è. È solo inevitabile confrontare aspetti della vita normale vissuti a un ritmo così diverso.

Questa non è una recensione di NicAdvisor.

Andate a Lanzarote, andate alle Canarie e godetevi il vostro relax. Lavorativamente parlando, se penso ai giorni meno pressanti, mi sentirei addirittura a disagio a vivere in una situazione del genere, anche se non è altro che un modo diverso di vivere. Non a caso, anche i lavori sono diversi. Più legati a situazioni costanti, poco mutabili.

L’idea di una web agency alle Canarie è un po’ un’assurdità, chiuderemmo i battenti dopo un mese.

Alle Canarie sono riusciti a fare qualcosa che nel resto del mondo sarebbe impossibile: abbattere il Dio denaro, fermarsi e godersi la vita quando serve.

Magari non avranno una lira e alla prima disgrazia saranno disperati, ma la vita se la godono alla grande. Nel frattempo, noi rimaniamo sempre dei piccoli eroi del lavoro.