È il suono delle tue risate.
Il primo giorno di una nuova estate.
Ho voglia di fare tardi la sera.
Karaoke, Guantanamera.

Se avete letto le righe qui sopra canticchiando, allora questo articolo fa per voi.

Se non lo avete fatto, questo articolo fa ugualmente per voi.

Parliamo di tormentoni. O meglio, di tormentati dai tormentoni.

Perché, in fondo, lo siamo un po’ tutti. Anche se canticchiamo ripetutamente i loro ritornelli in testa e abbiamo provato almeno una volta a fare il rispettivo balletto su Tik Tok (presente!)

Sì perché, anche chi scrive, da diverse settimane a questa parte non può fare a meno di ripetere “bacia, bacia, picchia, picchia” o “il tuo corpo si muove col mio” (li avete canticchiati, vero?) durante la pausa pranzo, in macchina, davanti alla macchinetta del caffè, incurante degli insulti e degli sguardi minacciosi provenienti dai propri colleghi.

I tormentoni estivi, ormai, sono parte integrante del nuovo mercato della musica, che ogni estate ci ripropone questo insieme di melodie allegre, quasi banali, tutte identiche tra loro.

Sono hit create a tavolino, vero. Create per vendere, vero.

Ma dietro le quali si nasconde un’attenta ed efficace strategia di marketing.

Eppure i tormentoni estivi esistono fin dagli anni ’60, quando Edoardo Vianello faceva ballare tutti “con le pinne, fucili ed occhiali” e “Abbronzatissima” (ok, boomer scriverebbero quelli della generation Z) ma si trattava di tormentoni molti diversi da quelli che ascoltiamo noi oggi.

La musica è cambiata. Il pubblico è cambiato. Il modo di promuovere i pezzi è cambiato.

Oggi, siamo bombardati dagli stessi suoni, gli stessi ritornelli, le stesse parole che si ripetono ogni anno e che ci vengono riproposti in serie dagli stessi personaggi.

Anche il periodo del lockdown non ha invertito la tendenza.

E allora, puntuali come orologi svizzeri, anche quest’anno sono saliti sul carrozzone gli immancabili Takagi&Ketra con la nuova hit Ciclone (la voce di Elodie e le note dei Gipsy Kings), orfani però della compagna di successi Giusy Ferreri, che quest’estate ha scelto come starring partner Elettra Lamborghini (sì ormai anche lei è cantante). Accanto a loro, torna l’affermato sodalizio Boomdabash-Amoroso con la travolgente Karaoke poi J-Ax, Francesco Gabbani, Baby K, Fedez che con la sua Bimbi per strada ha deciso di re-interpretare una pezzo cult come Children di Robert Miles (a mio avviso brano molto bello ma criticatissimo da tutti i fan dell’indimenticato producer).

Takagi&Ketra ed Elodie nel video di Ciclone

Tutti questi artisti hanno una cosa in comune: sono più bravi a vendere che a produrre canzoni (ma in fin dei conti il ‘bravo cantante’ non è quello che vende di più?). E dai loro successi, ci sono alcune lezioni di marketing che possiamo imparare. E che seguono linee guida molto semplici.

La prima: se vuoi creare un tormentone, devi produrre qualcosa di facile!

E per facile intendo: facile da capire, facile da ricordare, facile da utilizzare.

Ogni volta che ascoltiamo un tormentone, inevitabilmente ne critichiamo la banalità del testo e la ripetitività delle parole. Ma è proprio questo che lo fa funzionare!

Un tormentone può essere canticchiato e ripetuto a memoria anche solo dopo averlo ascoltato due, tre volte, in quanto viene ideato su una base musicale facile e semplice da riprodurre nella mente delle persone.

La seconda: esattamente come in una strategia di marketing che funziona, un prodotto o un servizio è sempre collegato ad un preciso timing di lancio. E perché l’estate è il momento migliore per lanciare un tormentone? Perché la gente passa molto più tempo all’aperto, ascolta più facilmente la radio e, in generale, la musica. C’è voglia di divertimento, di spensieratezza. In estate (non prendete ovviamente questa come riferimento) ci sono molti più concerti, eventi dal vivo, raduni all’aperto. Insomma, i tormentoni funzionano perché maggiore è la voglia di socialità da parte delle persone.

Francesco Gabbani in “il sudore ci appiccica”

Terza: questi brani, seppur cantanti e “utilizzati” tranquillamente anche da un pubblico adulto, sono indirizzati e pensati per un pubblico giovane. Questo perché i giovani sono coloro che si prestano maggiormente al ruolo di PR, ovvero coloro che non hanno vergogna a cantare e ballare queste canzoni davanti ad altre persone (e in un certo senso influenzarle).

Quarta e ultima lezione di marketing: ogni tormentone, oltre ad essere orecchiabile, deve essere anche un tormentone visivo.

E in questo senso, i social network giocano un ruolo a dire poco essenziale. Chi non ha scoperto un tormentone imbattendosi magari nella rispettiva coreografia o balletto su Tik Tok?

Non a caso, quasi tutti gli artisti hanno utilizzato il social del momento per lanciare il proprio singolo, creando un balletto o una piccola coreografia facile da riprodurre e ricordare.

Non a caso, nel realizzare il suo nuovo tormentone, Baby K ha voluto la collaborazione di Chiara Ferragni, l’influencer più famosa d’Italia, per la prima volta special guest in un progetto musicale (e di brand).

Baby K e Chiara Ferragni sul set di “non mi basta più”

Questi artisti, come accade spesso per un prodotto di successo, hanno ampliato l’esperienza di fruizione/acquisto del prodotto stesso. D’altronde, quando una cosa coinvolge più sensi diventa più reale, memorabile e, di conseguenza, interessante.

Questo schema di promozione si è ormai consolidato nel panorama musicale moderno e anche quest’anno, così, ci stiamo appassionando ai suoni delle tue risate e al sudore che ci appiccica. Sarà qualcosa di già sentito, saranno melodie fin troppo uguali tra loro ma sono comunque ritmi che ci fanno ballare e trascorrere qualche momento di spensieratezza.

Un po’ come facevano le varie Vamos a bailar, Tre parole (sole, cuore, amore), Asereje, Waka Waka o la Danza Kuduro. Altri tempi, altri tormentoni.

D’altronde, il legame tra marketing e tormentoni è assai stretto da diversi anni. Vi ricordate le estati passate a scegliere tra la Compilation Blu e la Compilation Rossa del Festivalbar? Ogni anno la Blu era la migliore ma in quella Rossa era inserita quell’unica “hit” che ti costringeva a comprarle tutte e due.

Mannaggia a voi…