Sempre più spesso nelle nostre strategie di comunicazione ci troviamo ad inserire l’apporto di influencer che favoriscano la diffusione della campagna.

Di fatto l’utilizzo di influencer all’interno di una strategia digitale implica che un determinato messaggio possa essere diffuso al suo cospicuo numero di seguaci/follower/fan che in questo modo grazie appunto alla sua “influenza” colpisce un determinato target.

Penso però che, al di là degli influencer famosi che di professione esercitano la loro “influenza”, ognuno di noi, quando crea/condivide un contenuto all’interno dei propri profili social di fatto in qualche modo influenza chi lo segue.

Alcuni esempi: se io da mamma scatto una foto ai miei figli e la pubblico, un’altra mamma mia amica vedendo com’è vestito ad esempio mio figlio con la sua nuova maglietta a righe potrebbe aver voglia di comprarla anche lei o semplicemente potrebbe capire che sono tornate di moda le righe.

In quel momento la sto “influenzando”/condizionando.

Se un amico va a fare l’aperitivo in un nuovo locale in centro e si tagga, io guardando la sua condivisione posso scoprire che hanno aperto un nuovo locale in centro dove fanno un buon aperitivo.

In quel momento mi sta “influenzando”/condizionando.

Se un’amica pubblica una foto delle sue mani con il suo nuovo smalto…

In quel momento mi sta “influenzando”/condizionando.

Lo stesso vale quando ci capita di mettere like a eventi che ci interessano, fare recensioni a hotel o ristoranti in cui siamo stati, comprare online e condividerne l’esperienza, etc.

In tutti quei momenti, stiamo “influenzando”/condizionando.

E potrei continuare all’infinito.

La vera differenza tra uno che lo fa di professione e noi sapete qual è?

Non è solo il fattore economico (loro vengono pagati, noi no!) ma è come veicoliamo il tipo di messaggio.

Il pubblico degli influencer li riconosce come persone con un’alta credibilità e questo è di fatto il vero “sacrificio” che devono fare i professionisti: costruirsi nel tempo una reputazione degna di nota che possa permettere loro di essere scelti da brand per affiancarli in strategie di comunicazione e in contemporanea di essere scelti dagli utenti affinché i fan possano aumentare sempre più.

Noi influencer non di professione invece, non avendo interessi economici, non facciamo caso al tipo di messaggio che condividiamo e quindi può capitare che la nostra credibilità e di conseguenza reputazione possa venire meno anche solo nel momento in cui diciamo di tifare per una determinata squadra o dichiariamo un orientamento politico preciso. In questo modo l’affinità dei contenuti del messaggio con una sfera di interessi o di valori dei nostri amici/fan/follower può tradursi in una mancanza di fiducia e autorevolezza dovuta unicamente al fatto che la si pensa in maniera differente.

L’influencer VERO è colui che sta attento agli interessi del proprio pubblico e ne diventa autorevole proprio perché mantiene un filo comune con esso, senza mai tradirlo e senza soprattutto snaturare ciò che fino a quel momento l’ha fatto diventare degno di fiducia.

Tradotto “alla Brunellese”, loro per scrivere un post/contenuto ci mettono anche un giorno intero perchè stanno attenti alle minime virgole che possono cambiare il senso o addirittura fargli perdere qualche fan, noi invece non ci mettiamo più di 4 secondi a gridare FORZA JUVEEEEEE e ce ne freghiamo di chi tifa INTER 🙂

Loro si fanno più pippe (si può dire “pippe”?!?), noi meno.

Ma… SIAMO TUTTI INFLUENCER, ricordatevelo!!!

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