Vi sono mai capitate giornate “NO”? Quelle che qualsiasi cosa fai è un disastro atomico e l’orologio impiega due ore e mezza per passare dalle 16:00 alle 16:15? A me sì, spesso.

Come uscire dal loop distruttivo? Io una soluzione l’ho trovata: sfornare pizza in pausa pranzo.

Detta così, sembra il prodigioso spinacio che Braccio di Ferro ingoia non appena si trova in difficoltà. Risolvere ogni problema con un trancio di pizza? Non esageriamo. Di momenti down ce ne sono tanti (quando spunta un bug, e si sovrappongono telefonate che chiedono assistenza, e poi anche il collega che ti chiede aiuto) e se la pizza fosse sempre l’unica soluzione si rischierebbe l’indigestione. Quindi “sempre pizza” no, ma “qualche volta pizza” sì.

In quei giorni, per staccare dal lavoro occorre uno sforzo inimmaginabile. Per riuscirci devi trovare qualcosa che ti prenda talmente tanto da far sparire tutto il resto. Per me la panacea è stata l’arte della pizza.

La scienza della lievitazione, la scelta delle materie prime e delle metodologie comportano uno studio approfondito, specialmente se si vuole spiccare rispetto alla classica pizza in forno. Passare una pausa pranzo nella cucina di copiaincolla pensando solo alla mia pasta madre e servire pizze fumanti ai colleghi è stata una salvezza.

Una salvezza evidentemente non solo mia dato che ora, ogni ultimo giovedì del mese, è nato un vero proprio evento: pranzo con pizza e birra artigianale. Un potente momento di team building, una forte dose di leggerezza nel cuore di una giornata di lavoro. Si sa, il cibo unisce sempre.

Morale: una passione può salvarvi una giornata nel giro di un quarto d’ora. E se dopo aver letto questo articolo qualche cliente vorrà fissare appuntamenti in sede proprio giovedì, nessun problema. La pizza-therapy è un messaggio d’amore e fratellanza. Pizz and love.