Oggi voglio raccontarvi di una mia dote, anche difetto, anche pregio, anche mania, anche abilità: la capacità di organizzazione.

Mi è sempre venuto così facile organizzarmi e calcolare tutto (non in senso matematico) che spesso ho riflettuto sulla possibilità di studiare logistica e lavorare in un interporto. O di organizzare le case della gente. O la loro vita. Ho scoperto che esistono persone che si occupano di questo per lavoro, ordinando non solo le abitazioni o gli armadi delle persone, ma anche i loro impegni quotidiani e le loro giornate (oggi diversi planner sono anche influencer!). Comunque sia, non mi pare il caso di lasciare il lavoro di Strategy Specialist proprio ora, anche se conosco parecchia gente disordinata nella vita che pagherebbe piadine calde per il mio aiuto.

Da 25 anni tutte le persone che mi conoscono pensano che io sia “una tipa organizzata”, ma la realtà è che questa organizzazione per me è la normalità. Infatti, fin da piccola ho sempre considerato normale suddividere le attività da fare in base a tempo, luogo e difficoltà. Ad esempio, sceglievo in autonomia di fare i compiti e studiare durante la settimana così da non dover mai aprire un libro nel weekend. Lo stesso all’Università, dove invece riassumevo in piccole dispense gli appunti delle lezioni e i libri; poi dividevo le pagine da studiare in base ai giorni disponibili e alla difficoltà, tutto ciò OVVIAMENTE calcolando le ore di impegni ed imprevisti.

Ph. Giorgia Benatti

Per me è sempre stato normale anche appendere i vestiti nell’armadio seguendo forme e colori, se non anche dividerli seguendo le stagioni. Oppure posizionare i libri in base all’argomento. O organizzare anelli, collane ed altri accessori distribuendoli diversamente a seconda della loro dimensione. O addirittura preparare la valigia programmando i cambi d’abito e studiando abbinamenti incrociati di capi (ad esempio, una camicia che andasse bene sia su un pantalone sia una gonna o un sandalo che si abbinasse per colore ad ogni completo scelto). OVVIAMENTE.

Dall’organizzazione derivano anche i miei calcoli di tempo per ogni tipo di appuntamento. Per appuntamenti di natura seria tendenzialmente arrivo sempre in anticipo (nota ereditata dai miei creatori). Per appuntamenti con gli amici, invece, se concordo un orario, so già che avrò 5, 10, 15 minuti di vantaggio perché avrò già calcolato i loro 5, 10, 15 minuti di ritardo rispetto all’orario concordato.

Oltre ad essere “una organizzata” sono anche “una onesta” e, parlando di appuntamenti, devo ammettere che dopo aver vissuto 5 mesi in Spagna e 1 anno e mezzo in Portogallo, paesi noti per la siesta e il ritardo, a volte tendo ad arrivare tardi anche io. Lunghi periodi passati all’estero hanno fatto sì che assorbissi quella cultura.

Fino a qui, però, tutto più o meno nella norma. A parte qualche comportamento strano che mi contraddistingue dall’umano-base, la gente ha sempre pensato che fossi una “persona normale”. Fino a che, crescendo, facendo esperienze diverse e incontrando nuove persone, ho iniziato a notare che molte di queste reagivano in modo strano quando si trovavano di fronte alla mia capacità di organizzazione, a volte lodandola, a volte guardandomi come fossi un alieno.

Ph. Giorgia Benatti

Qualche tempo fa, ad esempio, ho informato in modo molto fiero e soddisfatto una mia collega su un documento Excel creato nei momenti liberi nel quale avevo inserito i nomi di brand e dei loro competitor, registrando iniziative interessanti per ciascuno di essi. E che avevo poi creato un altro documento Excel che includeva nomi di parecchi influencer interessanti per i brand con i quali lavoriamo e lavoreremo, completi di dettagli come engagement rate, numero di follower, media di like, occupazione, etc.

OVVIAMENTE ordinati dal numero di “Segui” più alto al più basso.
OVVIAMENTE il tutto suddiviso per settori di mercato.
OVVIAMENTE!

La sua reazione è stata un misto tra lo shock e la sorpresa, con un’occhiata che diceva palesemente “fantastico, sì, ma tu non sei normale”.

Oggi, comunque, questo documento viene aggiornato e utilizzato da più persone.

Il baule di Giorgia

Un altro esempio è ancor più recente.

L’altro giorno il mio collega G. è piombato nell’ufficio Strategist chiedendoci una spillatrice per aggiustare la sua mascherina di cotone il cui elastico si era staccato. Io OVVIAMENTE non ho acconsentito ad utilizzare la spillatrice su un oggetto di tela e ho proposto una valida alternativa: cucire l’elastico. Una soluzione idonea e normale, se non che lavoriamo in un’agenzia di comunicazione e non in una sartoria. Ma io, avendo sempre a portata di mano ago e filo – insieme a medicine per eventuali malesseri, cerotti per l’imbranataggine, una lima, alcuni assorbenti, mini-salviette umide, un mini-pannetto per gli occhiali, fazzoletti, chewing-gum e una bustina di zucchero inseriti in modo organizzato dentro una bustina 15×10 che porto nella borsa, OVVIAMENTE – ho proposto di cucire la mascherina, come se fosse l’alternativa più ovvia.

A quel punto i miei colleghi G. e V. erano un po’ scioccati, un po’ sorpresi, un po’ affascinati e sono rimasti lì a guardarmi cucire l’elastico e riportare la mascherina al suo stato iniziale.

È stato uno di quei momenti-rivelazione in cui mi sono resa conto che ciò che per me è la cosa più normale del mondo, per altri proprio non lo è.

Ad ogni modo, ricordate sempre che:

1 – Quando le persone intorno a voi vi guarderanno in modo strano per una delle vostre abilità incomprese, utilizzatele come arma nel problem-solving.

2 – Non è vero che non c’è tempo o non si riesce: è tutta questione di organizzazione.