Tutti conoscono il blocco dello scrittore.

Ma forse non tutti conoscono il blocco creativo.

Il blocco creativo non è altro che il blocco dello scrittore declinato su chi non si occupa di scrittura ma di creare grafiche: noi art director. È il panico che ti prende quando dopo 6 ore sei ancora lì a fare e disfare un post social che ovviamente serviva per ieri.

Quindi oltre all’ansia da prestazione hai pure l’account che picchietta sull’orologio come a dire “quindi?” perché giustamente deve mandare in approvazione al cliente e al cliente non interessa se ci hai messo 5 minuti o 5 ore basta che i tempi vengano rispettati e che sia soddisfatto di quello che gli viene proposto perché lui stesso che è il direttore marketing di una grande azienda ha una deadline tassativa con il proprio CEO che non può rimandare e se succede qualcosa siamo tutti fritti (sì ho scritto una frase lunga senza virgole per farvi percepire un po’ della stessa ansia che sento io quando capita).

L’ansia della famosa “pagina bianca”, nel mio caso è l’ansia da file di Photoshop. O di Illustrator. Oppure sì, anche della pagina di Indesign.

In questo caso anche della pagina di Word visto che la mia mancanza di ispirazione per scrivere questo articolo è stata essa stessa l’ispirazione per scrivere questo articolo. (semicit.)

Tipo. Per scrivere questo articolo ne ho iniziati almeno altri due.
Uno parlava del Black Friday. A novembre. Avanguardia pura (altra semicit.).

Il blocco creativo è avere un numero indefinito di idee geniali nella testa che poi tradotte in grafica fanno schifo. È avere in mente un sacco di ispirazioni fighissime che nella pratica non si adattano per X motivi allo stile/all’argomento/al prodotto/al cliente.

Pensare che un Art Director non abbia mai momenti di crisi è utopico e irrealistico. Capita anche a noi, più di quanto non si pensi.

L’importante è uscirne. E noi facciamo di tutto per farlo.

Quello che si fa quando capita è diverso per ogni persona, ovviamente. C’è chi continua a provare e riprovare a portare al termine il lavoro finché non si sblocca qualcosa.

Io no.
Preferisco un altro tipo di approccio.
Mi distraggo.
Cambio argomento.
A volte (spesso) anche lavoro.

Mi ricordo che quando ero alle elementari e non riuscivo a risolvere un problema di matematica mia mamma mi consigliava sempre di fare i compiti di italiano. O di storia. O di qualsiasi altra materia.

Così quando sarei tornata sulla matematica, a mente lucida, avrei trovato più facilmente la soluzione del problema.

Forse non funzionava sempre, ma se non altro nel frattempo portavo avanti un altro compito.

E così, a distanza di tanti anni, continuo a fare.

Invece che incarognirmi a montare e smontare un layout, preferisco chiudere il file e fare, che ne so, una Instagram Story che ho comunque tra le mie attività negli stessi tempi, magari addirittura per un altro cliente. Cosa che capita regolarmente. È tutto un gioco di incastri e scadenze in cui ci destreggiamo agilmente, ma a volte inevitabilmente capita di inciampare.

Cerco di ottimizzare il tempo che mi resta nel migliore dei modi. Anche se potrebbe sembrare una strategia kamikaze, per me non lo è. Anzi.

Nella peggiore delle ipotesi non avrò avuto l’illuminazione divina sul layout, ma almeno avrò chiuso un’altra attività. E mi rimarrà tutto il tempo per concentrarmi. È anche una questione psicologica. Sono convinta che il panico porti via almeno il 10% in più di tempo. E di energie.

Quindi, visto che su quel lavoro non riesco a trovare la chiave vincente, ne chiudo un altro così almeno sono tranquilla che quella cosa è fatta.

Mi rendo conto che può sembrare un ragionamento contorto, ma vi assicuro che nella mia testa funziona benissimo!

Alcuni dei nostri lavori migliori, per esempio, sono frutto di una semi-mancanza di ispirazione.

Quando abbiamo pensato al razzo giallo eravamo in giro per un sopralluogo per pensare a un nostro evento, sotto la pioggia e fissando nel vuoto uno di noi ha detto “ma perché lì non ci facciamo atterrare un razzo?” Et voilà. Il resto lo sapete.

Questo per dire che a volte non sempre la mancanza di ispirazione (o il blocco creativo) è un demone da sconfiggere, bisogna solo trovare il modo di rigirare a proprio favore una situazione che ha tutta l’apparenza di essere sfavorevole.

Come quando dovevo iniziare a scrivere questo articolo, ma avevo il blocco dello scrittore.