La pagina che non c’è

James Matthew Barrie non era uno sviluppatore web. James Matthew Barrie era uno scrittore. Scozzese, creatore di Peter Pan e scomparso nel 1937.

Il suo essere uomo dell’ ‘800 non gli ha permesso di lavorare a progetti online. Ed è un peccato. Perché sicuramente lui una pagina web non raggiungibile dal server l’avrebbe chiamata La pagina che non c’è, definizione molto più poetica del freddo Page not found che compare sulle pagine errore. O pagine 404.

Negli ultimi tempi però le pagine 404 non sono più solo vicoli ciechi del web. Sono diventati ulteriori spazi in cui sfoggiare contenuti. Ulteriori momenti da curare per rendere più completa l’esperienza utente. Negli ultimi tempi le pagine 404 sono diventate errori anche molto belli da compiere.

Un esempio di pagina 404 creativa. Quella del sito copiaincolla.com

L’evoluzione delle pagine 404 dimostra ancora una volta che l’errore non è qualcosa da condannare a prescindere. L’errore è sempre e comunque un’opportunità. E lascio che a rafforzare il concetto sia De André mentre canta l’eternità di dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior.

Errare humanum est, perseverare ovest

Al di là dell’idiozia del titolo qui sopra – che ha però il merito di aver alleggerito il clima in diversi orali di latino in molti Licei italiani – la frase latineggiante permette di ricondurre la parola errore alla sua origine etimologica. Errore viene da errare: vagare, viaggiare senza una meta precisa, deviare da una via retta. Concetti che possono essere visti come negativi, sbagliati. Oppure come il germe di qualcosa di buono.

Sbagliare è un’azione che ha fascino. Sbagliare è sexy.

Non potrete scoprire davvero nulla di una città senza perdervi, senza sbagliare la strada, senza abbandonare il percorso tracciato. Allo stesso modo non potete avere intuizioni sorprendenti se seguite sempre e solo linee guida corrette, previste, prestabilite. Ecco perché l’errore non solo non è una cosa cattiva. L’errore è una cosa buona. Basta solo sfruttare al meglio le sue conseguenze e riconoscerne il valore.

La deviazione dalla regola di Stanislav Petrov

Saremmo tutti morti.

Se un ufficiale russo, il 26 settembre del 1983, nel suo compito di sorvegliare i sistemi satellitari sovietici OKO per l’individuazione di eventuali attacchi nucleari americani avesse fatto le cose per bene, ora saremmo tutti morti.

Era incaricato di monitorare le strumentazioni di OKO quel lunedì mattina. Improvvisamente gli allarmi si erano messi a suonare. Era il segnale che gli Stati Uniti avevano appena lanciato un attacco nucleare sulla Russia. La procedura non lasciava libertà di scelta. Avrebbe dovuto avvisare il comandante in capo che a sua volta avrebbe dato il via alla controffensiva. Testate nucleari sovietiche lanciate sugli obiettivi strategici di USA e NATO. La guerra. L’apocalisse.

Ma Petrov sapeva che il sistema non era infallibile. A distanza di anni ha raccontato che esisteva il 50% di possibilità che fosse un errore del sistema e l’altro 50% che si trattasse davvero di un attacco. In quei secondi ha scelto di propendere per la prima ipotesi deviando così dalla regola, da ciò che era stabilito come “giusto” per il suo ruolo. Il suo errore l’ha salvato da un altro errore. Salvandoci tutti.

La penicillina. Una scoperta che ha cambiato la storia della farmacia e quella dell’umanità, fatta per sbaglio. Una piastra per la coltura dei batteri in laboratorio si era accidentalmente ricoperta di muffa. Era da buttare. Fortunatamente, prima di gettarla, Alexander Fleming si accorse che la muffa inibiva la crescita dei batteri. Aveva appena aperto la strada alla produzione di antibiotici.

La colla che non incolla dei post-it

Spencer Silver lavorava alla 3M come chimico. La 3M è l’azienda del marchio Scotch e si occupa di adesivi. Nel 1968 Silver era al lavoro per perfezionare una nuova colla. Avrebbe dovuto essere di alta qualità e molto resistente. Ma fallì.

I foglietti di prova su cui aveva applicato la sua colla potevano essere staccati dalle superfici con estrema facilità. E riattaccati e ristaccati di nuovo. Capì che quella colla fallace aveva comunque un potenziale anche se differente da quello per cui si era messo al lavoro. Non trovò però mai lo sbocco ideale.

Fu un suo collega, Arthur Fry, nel tempo libero impegnato nel coro della chiesa, a trasformare quella colla nei post it che tutti conosciamo. Non aveva mai amato tenere il segno dei canti con foglietti che prontamente uscivano dal libretto. Così si ricordò dei foglietti adesivi di Spencer. Ecco fatto.

Lo sbagliato. Nacque per errore nello storico Bar Basso, a Milano. Il barman avrebbe dovuto preparare un Negroni ma preso dalla fretta afferrò una bottiglia di spumante invece che di gin. Un errore amato da molti tra le 18.30 e le 20.

Rinnegare la perfezione e creare Instagram

L’errore è fisiologicamente un allontanamento dalla perfezione. Non è detto però che la perfezione – ammesso che esista – sia ogni volta la strada migliore da prendere. In altre parole, non è detto che l’imperfezione non possa diventare un successo planetario.

Instagram è nato da una forzatura verso il brutto. Kevin Systrom era uno studente universitario americano, classe ’83, nato tre mesi dopo l’eroico errore di Petrov in Russia. Stava studiando italiano, e la nostra lingua e la nostra cultura lo avevano appassionato talmente tanto da decidere di trascorrere un anno viaggiando da Trento a Palermo. La sua idea era produrre un reportage fotografico di pezzi d’arte, paesaggi, scorci. Quando ne parlò al suo professore di italiano mostrando la reflex che voleva come unica compagna di viaggio quello si alzò dalla sedia, fece il giro della cattedra e gliela sequestrò.

Sparì per qualche minuto e quando rientrò nella stanza aveva con se una Holga. Una macchina fotografica di plastica. “In Italia devi fare foto con questa. Non devi cercare la perfezione, devi trovare l’essenza di quello che vivrai”.

Kevin accettò la sfida. La Holga faceva foto quadrate e permetteva di creare effetti particolari in modo relativamente semplice. Era sufficiente aggiungere qualche liquido nella fase di sviluppo nella camera oscura – che nel caso di Systrom erano i bagni delle stanze d’hotel in cui faceva tappa.

La resa delle fotografie e il risultato del reportage erano d’impatto. Al suo rientro ebbe l’idea di un social network basato non solo sulle fotografie, non solo sulla possibilità di editarle con filtri preimpostati. Ebbe soprattutto l’idea di puntare sull’imperfezione della fotografia. La trasversalità di Instagram sta nella sua profonda distanza dalla fotografia di qualità. Dalla fotografia perfetta.

La Holga è una scelta “errata” rispetto ad una reflex. La Holga è stata la scelta che ha cambiato la vita di uno studente americano e di tutti noi ogni giorno su Instagram.

La distorsione. Distorsione nel senso dell’effetto delle chitarre elettriche. Indovinate? È nata per un errore. Per un difetto tecnico. Gli amplificatori degli anni 60, quando si trattava di alzare di molto il volume per far sentire uno strumento sopra agli altri dentro ad un’orchestra, andavano in saturazione. In gergo si dice che “tosavano” le onde del suono. Dopo il rigetto iniziale alcuni chitarristi blues iniziarono a sperimentarla intuendo che quella timbrica poteva avere un futuro. Cambiando così la storia della musica.

E adesso sbagliatevi.