“Mamme avete visto che sono stati caricati i compiti di inglese sul registro elettronico?”

“Ma come? Ma se mi sono collegata stanotte alle 00.15 e non c’erano!!!”

Questa è la storia di una mamma con due figli alla scuola primaria (che per chi non fosse “pratico” si tratta della vecchia scuola elementare) a casa da scuola dal 24 Febbraio 2020, con un anno scolastico interrotto a causa del lockdown dovuto alla pandemia in corso.

“Ho perso il pin.”

Panico nella chat di classe. Perché perdere il pin del bancomat è un casino. Povera mamma. Risposte di solidarietà nella chat per prestarle i soldi, per metterle dei contanti, rigorosamente con la mascherina, in una busta sigillata con gel igienizzante (no saliva) nella cassetta postale a mezzo del solo contatto con guanto in lattice.

“No ma ho perso il pin per accedere al registro elettronico”.

30 secondi di silenzio (rarissimo in una chat di classe dopo che chiunque scriva un messaggio!)

E poi “Aaah ma allora dillo. Ma che problemi sono questi?”

“Mamme scusate ma con che codice devo entrare per la videolezione di oggi? La prima lettera è un i o una l?”

Didattica a distanza: questa sconosciuta.

Sconosciuta a tutti prima del 24 Febbraio 2020. A famiglie, a studenti, a docenti e dirigenti scolastici. Definirla “didattica” mi fa sorridere. Perché di didattico non c’è nulla o poco e niente.

Ci sono bambini esposti a schermi di smartphone, pc o tablet.
Ci sono bambini che devono imparare a leggere da soli.
Ci sono bambini che a causa di una connessione “ballerina” perdono delle videolezioni con le maestre e la possibilità di rivedere i compagni di classe.

“Scusate il disturbo ma ho appena finito il turno in ospedale dove sono stata per 10 ore filate: portate pazienza, mi aggiornate sui compiti da fare di questa settimana?”

Come si fa a non tenere in considerazione che ci sono famiglie i cui genitori stanno costantemente lavorando turno dopo turno in ospedale? E quando tornano a casa, qualsiasi ora sia, devono mettersi a controllare che compiti sono arrivati per organizzare di conseguenza i loro figli?

“Mamma cos’è la similitudine?”

Noi genitori siamo diventati di colpo insegnanti senza però essere nati o aver studiato per questo. Ma come possiamo spiegare un argomento che sembra facile ma non è? E soprattutto come si spiegano le cose in maniera didattica?

“Potete avvisare le maestre che noi non riusciamo ad entrare nella riunione della videochiamata?”

Le videolezioni sono dei momenti in cui il primo quarto d’ora si perde tra i mille CIAO dei bambini ai propri compagni di classe, il secondo quarto d’ora nel tentativo di far silenziare tutti i microfoni così da non sentire mille rumori e se va bene resta un’ultima mezz’ora in cui a turno 3/4 insegnanti, cercando di introdurre argomenti nuovi, fanno domande a turno ai bambini (con conseguenti “accendi il microfono A”, “ora spegne il microfono A e lo accende B”, “no non tu C ho detto B”).

“Bambini state tutti bene? Non vi manca andare a scuola?”

SÌ. SÌ. SÌ. A tutti i bambini manca tantissimo andare a scuola: sembra irreale ma è così. A casa si stanno annoiando, hanno esaurito tutte le cose che sono soliti fare, quelle nuove nate da genitori creativi, quelle nate da loro e improvvisate dal momento. Sanno a memoria tutta la programmazione dei cartoni animati, riconoscono l’icona di Youtube senza esitare, giocano, giocano, giocano ma poi ritorna la noia.
Vuoi mettere passare mediamente almeno 5 ore a scuola con compagni di classe con cui ridere e raccontarsi del nuovo gioco? O con le maestre, da cui ricevere nuove nozioni ma anche regole diverse da quelle che possono avere a casa?

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“Eh vabbè ma perché le nuove sillabe sono state caricate solo su Classroom e non sul registro? Ma quindi per farle correggere noi dove le dobbiamo caricare?”

Eh già. La scuola è stata chiusa di colpo anche per i docenti. Che si sono ritrovati dall’oggi al domani, non solo a non poter raggiungere la scuola, a non poter vedere i propri alunni ma a reinventarsi un metodo di insegnamento perché un conto è fare lezione davanti a degli studenti con cui poter interagire, avendo strumenti interattivi ma anche fisici e materiali e un conto è doverlo fare davanti ad uno schermo con tante facce da guardare in altri schermi, con genitori pronti a fianco del figlio a suggerire. Dura la vita anche per voi cari insegnanti, lo so, vi comprendo benissimo ma credetemi, mai quanto noi.
Alle prese con una maestra che scrive sul registro, un’altra che scrive sia sul registro che sulla piattaforma, un altro che scrive solo sulla piattaforma, una che corregge i compiti ed una che non corregge i compiti, uno che dà i compiti una volta a settimana ed una che li carica ogni giorno.

“Mamme aiutatemi! Per mandare i compiti alle maestre come devo fare?”

Eh sì, perché i compiti fatti poi devono giustamente essere visionati dagli insegnanti. Ma come, se non possiamo far vedere loro i quaderni? Facendo delle fantastiche foto alle pagine dei quaderni. Scaricando le foto dal telefono al computer. Rinominando ogni singolo file con il nome del compito. Caricandoli sul registro elettronico identificando chiaramente la docente interessata e la relativa materia. Se non è un secondo lavoro questo, ditemi cosa può esserlo! E se come me si ha più di un figlio… raddoppiate tutti i passaggi – e non oso immaginare chi di figli ne ha 3 o 4!

“Ho pensato una cosa: ma come facciamo con la foto di classe quest’anno?Non possiamo mica lasciare che i nostri figli si dimentichino di quest’anno scolastico” (non succederà, fidati! ndr)

È quasi maggio e quindi tempo della foto di classe. E come fare ai tempi del Coronavirus? Allora le soluzioni proposte sono diverse: si passa dalla mamma super sprint che si offre volontaria a raccogliere tutti i migliori selfie dei bambini (previa dichiarazione firmata per la privacy) e ad occuparsi direttamente di un super collage. Poi abbiamo il fotografo che di questi tempi si deve inventare qualcosa per lavorare (giustamente) e quindi ecco la proposta di ricezione foto di primo piano di bambino su sfondo bianco, faccia sorridente, ben pettinato e con una buona luce. E poi lui pensa a sistemare tutti i bambini in fila per 6 col resto di 2 e taaaac: foto di classe composta come se fossero stati tutti insieme. Poi ideona del secolo (la mia! 🙂 ): perché non utilizzare uno screenshot delle videolezioni comprendendo anche gli insegnanti così da tenere il ricordo di questo anno vissuto a distanza? Una foto di classe significativa, diversa dal solito, come è stato appunto l’anno?

“Ragazze!!! Mega favorone: T. non trova più la sua gomma a forma di macchina gialla che può assomigliare ad una Cinquecento. Non è che è per caso è finita (prima della quarantena) in qualche astuccio dei vostri bimbi? Ci tiene tantissimo!!!” (seguono mille emoticon)

  • Qui no.
  • Da noi non c’è.
  • No, mi spiace.
  • No, povero.
  • Mi spiace un sacco!!!!!!! Ma noi non ce l’abbiamo.
  • No.
  • Niente da fare.
  • Controllato, nessuna gomma a forma di macchina. Ho trovato un righello a forma di elefante, è di qualcuno?

E poi arriva il dramma.

  • Non è che per caso è a scuola?

(seguono altre 212 notifiche di simil-condoglianze)

“Ma italiano è sul quaderno giallo o verde?”

Vi sembra scontata come domanda? Eh no. Perché i nostri figli hanno tantissimi quaderni con le copertine colorate: ogni colore una materia. Ma se hai più di un figlio, non è detto che il quaderno giallo del primo figlio sia italiano allo stesso modo del quaderno giallo della seconda figlia. Eh no. Sarebbe troppo facile. Vuoi non complicare la vita ulteriormente ai genitori? E se sei daltonico? Come si fa?

“Mamme ma sbaglio o il libro di storia e geografia è rimasto a scuola? Ed ora come facciamo a fare l’esercizio di pagina 34?”

“No vabbè ragazze ma non possiamo stampare 10 fogli di esercizi di matematica! Io ho finito le cartucce della stampante e Amazon non me le consegna prima di due settimane!!!”

Succede anche questo: tutto quello che era a scuola, è rimasto a scuola. Da qualche settimana è stato concesso di richiedere il recupero dai plessi scolastici di materiale assolutamente necessario alla didattica a distanza e grazie a Comune e volontari stanno tornando nelle case degli studenti anche quei libri o quaderni lasciati a scuola. Prima del recupero come abbiamo fatto? Con schede alternative (da stampare se si aveva una stampante in casa o da far ricopiare ai propri figli se non si aveva la stampante).

Freepik.com

“Ma voi il video sulla storia del tempio di Gerusalemme lo riuscite ad aprire?”

  • Da dove tenti di aprirlo?
  • Da Youtube.
  • No ma da che device?
  • Eeeh?
  • Stai usando il telefono o il computer?
  • Il tablet.
  • Un ipad?
  • No no proprio un tablet.
  • Ma hai scaricato l’app?
  • Che app?
  • Quella per guardare il video.
  • Ma dove l’ha scritto la maestra?

(Seguono altre 352 notifiche in chat)

Non aggiungo altro.

“Noi abbiamo finito storia e matematica. Vi risulta altro per domani?”

NOI.

Sì, le mamme parlano così. Non sono i bambini a fare i compiti, sono i bambini ed anche i genitori. Noi impariamo a leggere con loro col metodo sillabico, impariamo lo stampatello minuscolo, impariamo come nasce la Terra, impariamo le frazioni, impariamo le tabelline, impariamo tutti i colori in inglese e sappiamo fare il lavoretto di Pasqua. Siamo arrivate quasi a farci il regalo per la festa della Mamma da sole.

A proposito di regalo: maestre, iniziate a raccogliere i soldi, quest’anno il regalo lo dovete fare voi alle mamme! (cit. non mia ma proveniente da uno dei mille meme che arrivano nelle chat di Whatsapp!)

se qualche mamma si riconosce in qualche frase qui sopra, impossibile. Mi sono inventata tutto.

** se qualche papà è risentito perché non cito mezzo messaggio scritto da loro, tranquilli, so bene che anche voi state facendo la vostra parte (nelle chat delle classi si denota un incremento esponenziale di inserimento cell. del papà così che si possa dividere insieme alla mamma tutta la miliardata di cose da fare tra registro/classroom/meet e chi più ne ha più ne metta).

***
se qualche docente ha già iniziato la raccolta soldi per le mamme, ha tutta la mia stima.

****se sei sia mamma che docente: ti sono vicina a distanza.