Dal 9 Gennaio è stato ufficializzato l’obbligo di adeguare i siti web con i nuovi standard in termini di cookie policy.

Il momento economicamente impegnativo che stiamo attraversando ha fatto presagire a tutti che questa volta le indulgenze non sarebbero state molte.

In soldoni: stavolta o ti adegui o paghi (e poi ti adegui comunque).

Ma facciamo un passo indietro.

Cos’è un cookie?

A differenza di un atomo, una cellula o un coronavirus, il cookie lo puoi vedere anche tu senza bisogno di strumenti speciali (quindi non esistono i negazionisti, al massimo esistono i no-cookiebar!).

Ti basta ispezionare quasi qualsiasi pagina web. Li trovi dappertutto, sono come il prezzemolo!

I cookies non sono altro che una stringa che gli sviluppatori come me appiccicano sul browser di chi visita un sito.

  • Sono composti da un’associazione chiave-valore
  • Hanno una durata definita
  • Possono essere limitati a uno specifico dominio o più

Sono utilissimi, perché grazie a loro possiamo salvare sul browser dei dati che ci permettono di riconoscere l’utente e salvare le sue preferenze, migliorando la sua esperienza sul sito. Dati che in alternativa saremmo costretti a perdere dopo un certo lasso di tempo o dovremmo in qualche modo immagazzinare riempendo un database enorme inutilmente.

Se ad esempio a Luigi piace consultare articoli che parlano di natura sul mio sito, potrei salvare un cookie con chiave “interesse” e valore “natura” della durata di 3 mesi. Se dopo 3 mesi Luigi continuerà a interessarsi alla natura, rinnoverò il suo cookie con lo stesso valore. Viceversa, potrei modificare questo valore per fornirgli dei suggerimenti più consoni in base alla sua esperienza utente dell’ultimo periodo.

Questo ovviamente, solamente se il mio sito è interessante e Luigi torna regolarmente.

Altrimenti il cookie muore 🙁

Anche se nell’ultimo periodo sono stati un po’ demonizzati, i cookies non sono uno strumento malevolo. Può essere più o meno regolare l’utilizzo che ne viene fatto.

Il problema

Il nodo nasce soprattutto quando con un cookie ho modo di profilare l’utente senza il suo consenso, magari salvandomi dei dati che utilizzerò per andare a effettuare dell’ADV mirata sull’utente.

La soluzione

Per risolvere il problema del consenso nascono le cookie policy e la cookiebar.

La prima è un testo dove viene spiegato l’utilizzo che il sito andrà a fare con i cookie che setterà sul browser dell’utente, la seconda è lo strumento per porre tale tematica in primo piano, chiedendo all’utente il consenso (o il non consenso).

In linea teorica, senza il consenso dell’utente, non dovremmo andare a salvare nessun cookie che non sia di tipo tecnico (quindi essenziale per il sito, che non tratta dati relativi all’utenti). Non dovremmo nemmeno mostrare dei video integrati di Youtube, né una mappa integrata di Google Maps (a meno che non siano nella versione anonimizzata).

Essendo uno strumento molto diffuso (e di cui si è sicuramente abusato nel tempo) risulta molto difficile correggere qualsiasi casistica ed essere al 100% compliant. Questo a meno che non si sia disposti a perdere dei dati, ovviamente.

Ma senza dati non sapremmo se una campagna è andata davvero bene, se la nostra attività ha successo o quali nuove iniziative proporre.

Pensate a un’azienda che investe anche modeste somme di denaro per farsi notare. Non poter accedere a questi dati o non poter ottimizzare l’utilizzo dei fondi che ha investito rischia di diventare un grandissimo spreco di risorse. Sarebbe un po’ come brancolare nel buio!

In conclusione

La mia opinione è che sistemi troppo stringenti costringano poi le persone a trovare degli escamotage via via più illegali.

Onestamente, se càpito su un sito e poco dopo navigando su Facebook mi imbatto in una remarketing dello stesso brand (il social remarketing consiste nel raggiungere con un annuncio pubblicitario personalizzato gli utenti che hanno già visualizzato il sito o l’app aziendali, ndr) non sento che la mia privacy è venuta meno, anzi, preferisco vedere un’adv di una cosa che ho già cercato ed è di mio interesse che uno spot inutile.

Fin tanto che da qualche parte non c’è scritto che Nico ha certi interessi e questa informazione è di dominio pubblico, ritengo che l’accanimento verso i cookie sia eccessivo.

Spesso infatti non comprendendo l’obiettivo di questo sistema, in un mondo in cui ogni mezzo è buono per fare lead generation viene spontaneo da parte dell’utente pensare che si tratti di un tentativo di raccolta dati e contatti utili solo all’azienda. Questo non è errato ma istituzioni e utenti dovrebbero anche considerare la migliore esperienza online che ne consegue. Spero sinceramente che in futuro ci si orienti più verso il contenuto di qualità che verso la tipologia di attività che viene fatta sull’utente.

In un modo o nell’altro, chi vorrà continuare a operare in modo subdolo e illegale continuerà a farlo con o senza una cookiebar.