Da piccolo avevo una passione. Ho cercato di trasformarla in lavoro. Non ci sono riuscito. Ho intrapreso altre strade, altri percorsi professionali che mi stanno regalando le stesse soddisfazioni, ma quella passione non se n’è mai andata. È rimasta dentro, quasi cucita addosso, perché le passioni sono tra le poche cose che rimangono nostre, per sempre.

Quella per il mondo del pallone è una passione comune, talmente universale che quasi non viene considerata tale (segue esempio di classica conversazione tra conoscenti).

  • Quali sono le tue passioni?

  • Mah… mi piace tantissimo il calcio

  • Vabbè, qualcos’altro?

Quasi a voler dire che esistono passioni meno nobili di altre, penso a quella per il canto, per la danza o per la pittura.

Da piccolo avevo anche una fervida immaginazione. Tutto per me riconduceva a quel gioco. Ogni singolo oggetto, anche quello più strano, si trasformava in un giocatore della mia squadra. Ogni luogo, ogni superficie, diventava il terreno di gioco dove poter schierare le mie pedine. Ho trasformato in calciatori peluche, soldatini, tappi di bottiglia, sassi, lattine trovando sempre il modo di ricreare il mio particolare campo da gioco, con grande attenzione ai dettagli e infiniti tempi di preparazione. Chi mi ha visto all’opera, avrebbe potuto definirmi un genio oppure un pazzo. Pensandoci bene, penso che la seconda opzione sia stata quella scelta da molti.

Per me, invece, si trattava semplicemente di quella irrefrenabile passione che continuava a crescere, lentamente, e che ha influenzato alcune scelte della mia vita, soprattutto in ambito lavorativo. Durante la mia ancor breve carriera professionale, ho sempre cercato di vedere tutti coloro intorno a me come componenti della mia squadra, compagni di lavoro e di “gioco” sui quali poter contare e ai quali poter dare il mio contributo. Anche adesso, che sono copywriter in agenzia, voglio provare a fare la stessa cosa.

Il nostro è un lavoro difficile, complesso. Come ormai sapete, il risultato di un buon progetto di comunicazione dipende dal lavoro di più persone, dalle diverse competenze e abilità dei professionisti che vi lavorano. Senza unione d’intenti e lavoro di squadra, difficilmente il risultato sarà dei migliori. La mia idea, però, non è quella di filosofeggiare sulla forza dell’unione e sui benefici del lavoro in team, anche perché su questo argomento hanno scritto centinaia di libri, manuali, articoli di blog, registrato interviste e video motivazionali. Voglio farvi vedere come (anche) un’agenzia di comunicazione possa indossare maglietta e scarpini e scendere in campo per raggiungere i suoi obiettivi, valorizzando al meglio il valore del singolo ma facendolo sentir parte di un unico, grande collettivo. Esattamente come dovrebbe fare una squadra di calcio. Un po’ come facciamo qui a copiaincolla.

Comunicare è un gioco di squadra

Karl Rappan, l’allenatore che ispirò il Catenaccio, davanti alla classica lavagna tattica

Ma tagliamo corto, ecco la mia formazione ideale:

Portiere – Account manager

È il capitano della squadra, il riferimento numero uno per tutto il team. È quello che si presenta al centro del campo prima del fischio d’inizio, stringendo la mano al capitano dell’altra squadra (eh sì è proprio lui, il cliente). Già da questo momento deve capire tutto di lui: segreti, bisogni, necessità. Deve essere poi in grado di comunicare il suo profilo al resto della squadra, per ideare e costruire la strategia da attuare.

Difensore centrale – Web Designer

È il giocatore al quale spetta la realizzazione creativa del layout di un sito web. Deve conoscere in anticipo le intenzioni dei suoi avversari, ovvero dove finirà l’attenzione dell’utente. Deve essere aggiornato su tutte le ultime tendenze di web design, conoscere cioè quello che piace all’utente. Insomma, deve sempre prevedere le mosse del suo avversario.

Difensore centrale – Web developer

È il compagno di reparto del Web Designer. Insieme formano una coppia quasi insuperabile. Trasforma il progetto in un sito web fruibile da tutti, è sempre pronto a mettere una pezza quando le cose non vanno per il verso giusto. Ha solo un piccolo difetto che rende difficoltosa la comunicazione con i compagni di squadra: parla solo in codice.

Terzini – Data Analyst

Sono coloro che, tramite ricerche e analisi dei dati, aiutano la squadra a prendere la mira e fare centro. Corrono avanti e indietro per il web, aggregando i dati raccolti per costruire nuove strategie di gioco, generando un vantaggio competitivo per tutto il team. Ah, il loro ruolo è tra i più ricercati sul mercato.

Playmaker – Project manager

È il direttore d’orchestra, la mente del gruppo. Dirige e coordina il lavoro di tutto il team, tenendo sotto controllo il movimento dei compagni di squadra. Decide la strategia da seguire e, nello stesso tempo, controlla che tutto avvenga come pianificato. Deve conoscere alla perfezione le idee e gli obiettivi dei componenti dell’altra squadra, il suo compito è quello di elaborare il sistema di gioco in grado di lasciarli a bocca aperta.

Centrocampista – SEO Specialist

Altro elemento essenziale per la squadra, e per questo inserito nel punto nevralgico del campo. Ha il compito di ottimizzare la manovra e di velocizzare le idee di gioco, indirizzando gli avversari dove vuole lui. È chiamato a valutare il corretto posizionamento dei compagni e a lui sono richieste competenze tattiche e di analisi, ma anche una buona dose di inventiva personale.

Centrocampista – Social Media Manager

Conosce i segreti per rendere imprevedibile e accattivante il lavoro della squadra. Non a caso si trova nel reparto mediano del campo, tra il reparto creativo e quello, più solido, dello sviluppo web. Ha il compito di ricevere il lavoro prodotto da entrambe le parti rendendolo inaspettato, unico, virale. Per stupire e sorprendere l’altra squadra.

Trequartista – Direttore Creativo

A lui spetta il compito di dirigere la coppia di attaccanti dell’agenzia, la coppia creativa. È lui che decide la strategia migliore per “colpire” il cliente, nel tentativo di lasciarlo senza parole. È il componente più ispirato della squadra e dalla sua testa (più che dai sui piedi) passano quasi tutte le azioni offensive della squadra.

Attaccanti – Copywriter e Art Director

Sono le armi offensive con cui l’agenzia può fare colpo, differenziandosi da tutti gli altri. Copy e Art formano la coppia creativa, alla quale spetta il compito di creare quel fattore in più che permetta alla squadra di avere successo: il primo si occupa della parte scritta, il secondo di quella visuale. Insieme, ideano e concretizzano il messaggio che si intende veicolare, ovvero la manovra di tutta la squadra. Il loro affiatamento è indispensabile per raggiungere l’obiettivo finale: comunicare.

Questa è la mia formazione, queste sono le mie scelte. Voi avreste fatto lo stesso? Suvvia, sappiamo benissimo che in Italia ci sono 60 milioni di allenatori…