Premessa

Chiunque, almeno una volta nella vita, ha risposto alla domanda “che lavoro fai?”.

Chiunque faccia il mio lavoro, capirà quanto è difficile rispondere in un modo comprensibile anche a quello che definirei “utente basso”. C’è chi fa l’internazionale dicendo “sono un graphic/visual designer”, che chi dice “sono un grafico” e c’è chi dice, pensando di farla semplice, “lavoro in un’agenzia di pubblicità/comunicazione”.

Chiunque abbia risposto con l’ultima opzione, si sarà sentito ribattere “ah quindi stampate?”.

No. Noi.Non.Stampiamo.

Non siamo una tipografia. Siamo quelli che fanno le cose che poi verranno stampate, se vogliamo dirla molto semplicemente.

Quindi figuratevi quanto deve essere difficile passare allo step successivo, ovvero approfondire la questione “ah bello il grafico, ma di preciso cos’è che fai?”.

E figuratevi anche quanto deve essere complicato spiegarlo a una mamma e spiegarle anche come funzionano i social dal punto di vista di chi, purtroppo o per fortuna, con i social ci lavora ogni giorno.

C’è da dire che mia mamma è da considerarsi un utente medio-alto in materia social. Non solo ha Facebook, ha anche Twitter, Instagram e ha da poco scoperto Pinterest. Ora, che li usi bene o male non è importante, lo è invece il fatto di riuscire a farmi capire abbastanza facilmente, perché lei conosca le basi della materia.

Per esempio, parliamo di quando le ho spiegato la questione hashtag.

La prima domanda è stata “ma cosa sono quelle parole con quel simbolo davanti che mettono tutti?”.

Allora le ho spiegato, molto semplicemente, che sono delle specie di “contenitori”, nei quali vengono raccolte tutte le immagini in cui è stata inserita quella parola preceduta dal #.

Non ero sicura che avesse afferrato il concetto, finché un giorno mi ha detto “ho scoperto che se metto una foto di Lupin (il quattrozampe di Chiara, ndr) con #cavalierking, mi mettono il mi piace tutte le pagine che parlano di cavalier!”. E un’altra volta ha detto “ma quanto mi stanno sulle balle quelli che scrivono #oggi #è #una #bella #giornata. Ma non ha senso!”. Brava mamma, non ha senso!

Mamma 1 – Tecnologia 0. Son soddisfazioni.

In un’altra occasione invece mi ha chiesto “ma questi influencer, di preciso, cosa fanno?”.

E allora le ho spiegato tutto il meccanismo secondo cui se Chiara Ferragni oggi dice “mi piacciono le babouche pelose di Gucci”, domani Gucci registra un boom di vendite di babouche pelose (che Dio ce ne salvi). Qui per approfondire la questione influencer.

Un’altra volta ancora voleva frequentare un corso di pittura e le hanno detto che non avevano abbastanza iscritti, nonostante l’avessero “scritto su Facebook” e quindi le ho spiegato come funzionano le sponsorizzazioni e che se non sponsorizzi il tuo post, questo viene visto solo dall’ 1% dei tuoi amici e che quindi spesso non vale nemmeno la pena sbattersi per creare quel post.

Insomma, per concludere, parlare con mia mamma del mio lavoro è abbastanza gratificante perché riesco a farmi capire e quindi riesco a raccontarle quasi il 100% di quello che faccio, che mi piace fare e che a volte mi fa anche incazzare da morire, ma che fa parte del gioco.

Faccio senza dire che mia mamma è anche la fan numero uno di copiaincolla, è il dito più veloce del west a mettere un like sotto a ogni nostro post, è la prima a dirci “bravi” quando vinciamo un premio ed è stata la prima a commentare un articolo su questo blog. Insomma è sempre sul pezzo.

Grazie a Dio però non è una di quelle mamme da “Buongiornissimoooo!11!!Kaffèèèè!?!1’”.

Grazie mamma per non avermi mai mandato una cosa del genere!

La piaga genitori-sui-social per fortuna le è passata molto lontano, anche se ammetto che qualche volta avrei potuto mandare un nostro screen alla pagina “Mamme che scrivono messaggi su whatsapp”.

Per non parlare del fatto che non solo sa cos’è un account fake, ma probabilmente ne ha anche uno!

Poi non riesco a farle capire come scaricare le foto dall’iphone, ma quello è un altro discorso.